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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo Oportet orare IntraText CT - Lettura del testo |
II. LA PERSEVERANZA
I. – Che cosa sia la perseveranza.
Che sia. - La perseveranza è la continuità nella preghiera. Fino a quando? fino
alla morte, anzi nelle ultime ore della nostra vita, dovremmo pregare con più
intensità. «Esto
fidelis usque ad mortem, et dabo tibi coronam vitae»19. Se il fanciullo prega bene fino ai dieci anni, riceve grazie fino ai dieci anni e sarà buono. Se prega bene fino ai dodici, e quindici anni sarà buono fino a dodici anni. Se prega bene fino al termine della vita, avrà in ogni età le grazie proprie di quel tempo, persevererà sulla via buona e raggiungerà il paradiso. Ma se un tempo lascierà l'orazione, abbandonerà la buona via. Siamo già noi stessi testimoni, forse di tanti fatti.
Il pregare è come tenere il rubinetto dell'acqua aperto; finché è aperto, l'acqua della grazia di Dio continuerà ad affluire. Se tu poi chiudi la bocca, l'acqua cessa.
Vedrai che le grazie diminuiranno, le passioni avranno più violenza. Come resisteresti allora?
Non importa se sei sacerdote, né se sei religioso: questo vale per tutti.
Se si apre l'interruttore dell'energia elettrica, tutto il macchinario della
fabbrica vien messo in funzione; se si chiude l'interruttore, le macchine si
arrestano. Chi cessa di pregare, cessa di praticare le virtù, illanguidisce, il
male fa breccia e bastano alle volte anche soltanto tre o quattro giorni per
precipitare. Ha lasciato quel
calore che gli era necessario per aver la grazia praticamente sufficiente, ed allora è andato verso il basso.
Pregare sempre: cioè, ogni giorno, sufficientemente per evitare il peccato e adempiere i doveri di stato.