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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo
Oportet orare

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II. – Necessità della meditazione.

 

            La meditazione delle verità eterne è comandata. Per i sacerdoti e per i religiosi è stabilito nel Codice di Diritto Canonico: «Curent locorum Ordinarii:... 1) Ut iidem quotidie orationi mentali per aliquot tempus incumbant»1. «Curent Superiores ut omnes religiosi... 2) Legitime non impediti quotidie... orationi mentali vacent»2.

            La meditazione è utile. Lo conosciamo dalla S. Scrittura. Gesù Cristo diceva agli Ebrei: «Scrutamini Scripturas... illae sunt quae testimonium perhibent de me»3; confrontate, consultate, leggete bene le Scritture, troverete che vi parlano di me.

            Quando Gesù apparve ai discepoli di Emmaus, non venne subito riconosciuto. Credettero essi di accompagnarsi con un viandante comune, e rispondevano quasi distratti alle sue domande. Ma Gesù li rimproverò: «O stulti et tardi corde ad credendum in sermonibus quae locuti sunt prophetae! Nonne haec oportuit pati Christum, et ita intrare in



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gloriam suam?»4. Aggiunge l'Evangelista: «Et incipiens a Moyse, et omnibus prophetis, interpretabatur illis in omnibus Scripturis, quae de ipso erant»5. Gesù li illuminò, ricordando i profeti, ripetendo i loro detti, che si riferivano al Messia. Mostrò loro che tutto quello che del Messia era stato scritto, si poteva applicare a quel Gesù di cui conoscevano la passione e la morte.

            Intanto, arrivati ad Emmaus, Gesù finse di voler continuare la sua strada. Ma essi, sentendosi così bene in compagnia di quel pellegrino, lo sforzarono a fermarsi e pernottare nel loro castello. Che avvenne? «Et factum est, dum recumberet cum eis, accepit panem, et benedixit, ac fregit, et porrigebat illis»6; come aveva fatto nell'ultima cena e poi disparve. «Et aperti sunt oculi eorum, et cognoverunt eum»7. Poiché rimasero soli, andavano esclamando e dicendosi a vicenda: «Nonne cor nostrum ardens erat in nobis dum loqueretur in via, et aperiret nobis Scripturas?»8.

            Ecco una bella meditazione che fu: luce



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alla mente – e Gesù ricordò i testi scritturali, li interpretò e li applicò al Messia; – fu vivo fervore per il cuore: «Nonne cor nostrum ardens erat?»; fu una ferma risoluzione per la volontà. Infatti subito, ritornarono a Gerusalemme presso gli Apostoli e si fecero banditori della risurrezione di Gesù.

            Noi sappiamo che l'Apostolo Paolo si è ritirato tre anni, dal 37 al 41, nel deserto a meditare, prima di incominciare il suo apostolato.

            S. Agostino passava ore davanti al SS.mo Sacramento, alle volte col capo sollevato e gli occhi fissi in alto, qualche volta col capo chiuso fra le mani, altre volte come estatico, fissando l'altare; la sua anima era immersa in una meditazione che toccava la contemplazione mistica. Terminata la contemplazione, si alzava con coraggio e si portava a scrivere. Uscirono così dal suo cuore come dalla sua mente, quei «Soliloqui», quelle «Meditazioni», quelle «Confessioni», quelle «Omelie», quelle opere che destano l'ammirazione universale.

            S. Agostino comandò la meditazione ai religiosi ai quali scrisse la sua regola, e del suo maestro S. Ambrogio scrive: «Saepe cum adessemus, non enim vetabatur quisquam



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ingredi, sic eum legentem vidimus tacite, et aliter numquam; sedentesque in diuturno silentio (quis enim tam intento esse oneri auderet?) discedabamus»9.

            S. Ignazio non solo comandò la meditazione, ma per lui la meditazione era uno dei perni per la santificazione dell'anima, attorno a cui si deve aggirare tutto il lavoro spirituale. E diede alla meditazione metodo e regola, scrivendo il suo libro degli Esercizi Spirituali. Sappiamo quali uomini ha formato S. Ignazio, quali uomini siano usciti da quelle meditazioni, quali santi egli abbia dato alla Chiesa.

            D’altra parte, come si potrebbe fare a meno della meditazione? Non vi è Istituto religioso dove la meditazione non sia prescritta; non vi è seminario dove la meditazione non sia comandata, anche nei regolamenti. E Pio X nell'«Exortatio ad Clerum» insiste tanto che i Sacerdoti meditino ogni giorno.

            La meditazione è assai utile per più motivi:

 

           




1 Codex Juris Canonici, Can. 125, 2. “Gli Ordinari del luogo curino:… che essi (i sacerdoti) ogni giorno attendano all’orazione mentale per qualche tempo.

2 Codex Juris Canonici, Can. 595, 2. “I Superiori curino che tutti i religiosi non impediti legittimamente si dedichino ogni giorno all’orazione mentale.

3 Jo. V, 39. Scrutate le Scritture…, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.

4 Luc. XXIV, 25-26. Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.

5 Luc. XXIV, 27. “E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”.

6 Luc. XXIV, 30. “E avvenne che quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”.

7 Luc. XXIV, 31. “Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.

8 Luc. XXIV, 32. “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.

9 Conf. l. IV, c. III. Spesso, essendo noi presenti, poiché non era proibito a nessuno d’entrare…, l’abbiamo visto leggere in silenzio, e mai in altro modo; e, dopo esserci anche noi seduti con discrezione (chi avrebbe avuto il coraggio di disturbare una persona così intenta?), ce ne andavamo…” (Confessioni, l. VI, c. III).




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