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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo Oportet orare IntraText CT - Lettura del testo |
a) Egli è vissuto per l'eternità.
a) Egli è vissuto per l'eternità.
La morte del fervoroso sarà illuminata dal raggio di luce celeste, sarà come
una caparra del paradiso, sarà preludio della beata eternità. Si tratta
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del figlio che va al padre che da tanto sospira di vedere. È l’operaio che va alla paga che ha meritato con tante fatiche. È l'esule che arriva alla patria. Siamo fatti per il cielo; la terra non è il nostro posto: «Non enim habemus hic manentem civitatem, sed futuram inquirimus»1. Dobbiamo stare sulla terra, ma siamo figliuoli del cielo. Come il figlio di un re che va sospirando il giorno in cui sarà incoronato; così vive e desidera la corona questo sacerdote, questo religioso, questo cristiano ferventi. «Jam non estis hospites et advenae: sed estis cives sanctorum et domestici Dei»2.
Verrà colpito da un'infermità che spesso dipende dall'aver compiuto esattamente i doveri, e quindi è dessa una prova del fervore. È forse un'infermità che dipende da stanchezza e da esaurimento. Pel Signore non diceva mai basta! per le anime era sempre poco il fatto! Ed in un santo eccesso ripeteva il Beato Cafasso: «Lavoriamo, lavoriamo! Riposeremo in paradiso».
Consumano la vita e le energie del pigro come quelle del fervoroso; ma quanto diverso è il risultato eterno!
Quale fortuna poter dire alla sera: Le ore della giornata furono tutte per
Dio! Fortuna
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assai maggiore ancora poter dire al termine della mia vita: Anni brevi o lunghi, poco conta; negli anni che ebbi, sempre ho amato e servito il Signore. San Luigi è un gran santo, pur essendo morto giovane; e San Tommaso è un gran santo, avendo raggiunto la cinquantina; e Sant'Alfonso è un gran santo, avendo oltrepassato i novant'anni: ognuno ha corrisposto alla propria vocazione, ed ha impiegato bene il poco o il molto che ebbe da Dio.