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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo Oportet orare IntraText CT - Lettura del testo |
IL CURATO D'ARS E LA PREGHIERA
Vi sono due cose che aiutano la nostra unione con Dio e il conseguimento dell'eterna salute: la preghiera e i sacramenti.
Tutti coloro che si sono fatti santi hanno frequentato i sacramenti ed hanno, colla preghiera, innalzato la loro anima al Signore.
L'uomo ha una bella missione: quella di pregare e di amare... Voi pregate ed amate: e questo forma la felicità dell'uomo quaggiù.
Noi avremo meritato di non pregare, ma Dio nella sua bontà ci permise di parlargli. La nostra preghiera è un incenso, ch'egli accoglie con infinito piacere.
Dio non ha bisogno di noi; se ci comanda di pregare, è perché vuole la nostra felicità, e questa non si può trovare che nel far orazione. Quando egli ci vede andare a Lui, inclina il suo Cuore giù, giù, fino alla miserabile sua creatura, come un padre s'inchina per ascoltare il suo bambino che gli parla.
Persuadetevi, figli miei, che il tesoro di un cristiano non è sulla terra, ma in Cielo. Ebbene, il nostro pensiero deve correre là dove è il nostro tesoro.
Nell'uomo vi sono due voci, la voce dell'angelo e la voce del bruto. Quella dell'angelo è la preghiera: quella del bruto è il peccato...
Coloro che non pregano si curvano verso la terra, come una talpa che cerchi di praticare un buco per nascondervisi. Son tutti per la terra, sono abbrutiti e non pensano che per le cose del tempo... come quell'avaro, il quale, ricevuti gli ultimi sacramenti, mentre gli si presentava un Crocifisso d'argento perché lo baciasse esclamò: «Ecco una croce che peserà ben dieci oncie».
La preghiera sprigiona l'anima nostra dalla materia e la solleva in alto, come fa il fuoco allor che rigonfia i palloni.
La preghiera non è altro che un'unione con Dio. Quando si ha il cuore puro
e unito a Dio, si
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sente in sé un balsamo, una dolcezza che inebbria, una luce che abbaglia. In questa intima unione Dio e l'anima sono come due pezzi di cera uniti insieme: non si possono più separare. È pur una cosa bella quest'unione di Dio colla sua meschina creatura. È una felicità che non si può comprendere.
S. Francesco d'Assisi e S. Colletta vedevano Nostro Signore e gli parlavano, come ci parliamo noi; mentre noi, quante volte veniamo in chiesa senza saper ciò che veniamo a domandare! Eppure quando si va a visitar qualcuno, si sa pure perché si va.
Vi sono persone che sembra che dicano a Dio: «Dirò due parole tanto per sbarazzarmi di voi». Penso sovente che quando veniamo ad adorare Nostro Signore, otterremmo tutto, se gli domandassimo grazie con una fede viva ed un cuore puro. Ma... noi siamo senza fede, senza speranza, senza desiderio e senza amore.
Figli miei, voi avete un cuore stretto; ma la preghiera lo dilata e lo rende capace di amare Dio... La preghiera è un preludio del Cielo, un'emanazione del Paradiso, non ci lascia mai privi di dolcezza; è come miele che scende nell'anima e addolcisce tutto. Le pene si sciolgono all'azione di una preghiera ben fatta come la neve si dilegua sotto i raggi del sole.
Se ci fosse in Paradiso un giorno senza adorazione, il Cielo non sarebbe più Cielo: e se i poveri dannati, nonostante il loro patire, potessero adorare, non ci sarebbe più inferno. Ahimè! Avevano un cuore per amar Dio, una lingua per benedirlo: questo era il loro destino... ed ora si son dannati a maledirlo per tutta l'eternità. Se potessero sperare che un giorno pregheranno solamente per lo spazio di un minuto, aspetterebbero questo istante con un'impazienza capace di addolcire i loro tormenti.
(Dal Cat. del S. Curato d’Ars).
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