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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo Oportet orare IntraText CT - Lettura del testo |
Istruzione I. — LA CONFESSIONE E LA PIETÀ — Giorno I.
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SACRA SCRITTURA
IL FIGLIUOL PRODIGO
Un padre aveva due figliuoli, e il minore disse al padre: Padre, dammi la parte dei beni che mi aspetta. E divise tra loro il patrimonio. Dopo alcuni giorni, messa insieme ogni cosa, il figliuolo minore se ne andò in lontano paese, e là scialacquò il suo, vivendo dissolutamente. E come ebbe dato fondo ad ogni cosa, infierì in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a sentire la miseria. E andò a mettersi con uno degli abitanti del paese, che lo mando nei suoi campi a badare ai porci. E bramava di empire il ventre colle ghiande che mangiavano i porci, ma nessuno gliene dava. Allora rientrato in sé disse: Quanti garzoni in casa di mio padre han pane in abbondanza, mentre io qui muoio di fame! M'alzerò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te, non son più degno di esser chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi garzoni. E, alzatosi, andò da suo padre. E, mentre egli era ancora lontano, suo padre lo scorse e, mosso a pietà, gli corse incontro e gli si gettò al collo e lo baciò.
E il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te;
non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai
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suoi servi: Presto, portate qua la veste più bella, rivestitelo e mettetegli al dito l'anello ed ai suoi piedi i calzari; menate il vitello grasso ed ammazzatelo; e si mangi e si banchetti, perché questo mio figlio era morto ed è risuscitato; era perduto ed è stato ritrovato. Così cominciarono a fare grande festa. Or il figlio maggiore era in campagna, e nel ritorno, avvicinandosi a casa, sentì musiche e danze, e chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa volessero dire tutte quelle cose. Ed egli rispose: È tornato tuo fratello; e tuo padre ha ammazzato il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano. Allora costui montò in collera e non voleva entrare. Onde suo padre uscì fuori e si mise a pregarlo. Ma rispose al padre suo: Ecco, da tanti anni io ti servo, e non ho mai trasgredito un tuo comando, eppure non mi hai dato neppure un capretto da godermelo coi miei amici; ma appena è arrivato questo tuo figlio che ha divorato tutto il suo colle meretrici, hai per lui ammazzato il vitello grasso. E il padre a lui: Figlio, tu stai sempre con me e tutto il mio è tuo, ma era giusto banchettare e fare festa, perché questo tuo fratello era morto ed è risuscitato, era perduto ed è stato ritrovato.
(Luc. XV, 11-32).
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In questi Spirituali Esercizi noi esamineremo anche il nostro apostolato. Perché riesca efficace bisogna che sia completo: occorre, cioè, che insegniamo che Gesù Cristo è Verità, Via, Vita della nostra anima; che insegniamo la fede, la morale, il culto.
Il difetto della predicazione e dei libri, per un cinquantennio, è stato
questo: tanto chi predicava come chi scriveva, si rivolgeva quasi
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soltanto alla mente, come se, formata la persuasione, fosse creata la fede.
Il sapere non è fede. Il sapere le verità soprannaturali non è credere; lo studio non dà la fede soprannaturale.
In seguito si è alquanto corretta questa tendenza e la predicazione e gli scritti si rivolsero molto alla pratica, cioè alla morale; tanto che vi fu un ventennio in cui quasi si disprezzavano i libri teorici e dogmatici e si stimavano e si seguivano soltanto i libri di morale e di ascetica, le prediche pratiche, sulle virtù, sui comandamenti e sui doveri dello stato. Ora la tendenza è migliorata: noi abbiamo predicazione e scriviamo libri che sono assai più completi. Essi illuminano bensì la mente, ma indicano anche le virtù, gli obblighi e doveri dello stato; e soprattutto portano alla preghiera, al culto, alla liturgia, ai sacramenti.
Tutto questo grandioso movimento liturgico, che abbiamo in tutte le parti
del mondo, è frutto della devozione al Cuore di Gesù, è frutto dell'estendersi
della devozione alla Madonna, ed è ancora frutto del ritorno alle origini, alle
sorgenti: quando la Messa era completa, Istruzione, Sacrificio e Comunione.
Invece i fedeli, per la cattiva inclinazione che vi è a guastare tutto ciò che
è santo, avevano per qualche tempo un po' deviato dalla via;
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per un periodo abbastanza lungo non si andava all'Eucaristia, e la Messa era celebrata senza che i fedeli si accostassero alla Comunione. Si credeva sufficiente partecipare una volta all'anno alla Comunione, mentre è ben diverso il desiderio di Gesù: Egli, nell'ultima Cena, non ha soltanto consacrato, ma ha dato se stesso in Comunione, e quindi desidera che ci accostiamo a Lui.
La Messa vien considerata specialmente come Sacrificio per cui noi ci solleviamo a Dio: Gesù Cristo non è via naturale, ma alla Messa è fatto via soprannaturale. Non c'è che questa via: non può esserci affatto una via diversa, per andare al paradiso, dalla via di Gesù Cristo, perché tutte le altre vie, anche le virtuose, sono naturali.
E la Messa diviene anche sempre più istruzione, e quindi la spiegazione del Vangelo e la spiegazione dell'Epistola vanno estendendosi per dare ai fedeli in ogni Messa un qualche ragguaglio, una qualche istruzione od esortazione: almeno la lettura del brano Evangelico. In questo indirizzo generale noi abbiamo la fortuna e la grazia di poter comprendere sempre di più Gesù Cristo: Via, Verità e Vita; Verità per la mente, Via per la volontà e Vita per il cuore.
Scriveremo così di Gesù Cristo, non è
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vero? Anche scrivendo di un Santo si considera che cosa egli è, che cosa ha predicato; come si è fatto via subordinatamente a Gesù Cristo e in Gesù Cristo; nella preghiera e nell’apostolato.
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Fermiamoci questa mattina a parlare della confessione; vedremo: 1) che cosa sia; 2) ciò che importa; 3) come farla sulla pietà.