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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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44. ALLA FONDATRICE DI UN MONASTERO DI MONACHE IN SARAGNANO.

Le espone la condotta da tenere per far riuscire la nuova fondazione accetta a S. D. Maestà.

 

Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!.

 

 CIORANI, 12 LUGLIO 1740.

 

Mia Sig.ra e P.na ossma,

 

Tanto mi dispiacque di non averle potuto comunicare qualche cosa per bene della nuova fondazione e per gloria di Gesù Cristo, prima che V. R. partisse! Ma ho pensato perciò di dirglielo in iscritto. E le dico per prima che si apparecchi a patire gran cosa per Gesù Cristo, se vuole che questa fondazione riesca di suo gusto.

Si apparecchi a patire povertà e persecuzioni, non tanto da quelli di fuori, quanto da quelle di dentro; mentre, essendo queste usate a fare a modo loro, or che si vedono strette dalle Regole, vi saranno le mal contente che strepiteranno, mormoreranno, altre che si partiranno.

Ma V. R. licenzi liberamente chi non vuole far la Regola puntualmente. Non importa che resta sola: Gesù e Maria l'aiuteranno.

Attenta che sta a fondar lo spirito, che poi ha da durare sempre per l'avvenire. Ma se ora comincia V. R. a mollare [rallentare] per rispetti umani, o per timore che si lamentino o se ne vadano, sappia che la fondazione anderà da male in peggio.

In tutte le altre cose sia piena di carità con tutte, specialmente colle inferme; procuri far la serva di tutte; e faccia loro intendere che a ciascuna porta un grand'amore, perché questo giova assai per renderle docili e obbedienti non per forza, per amore. Ma quando poi [vedrà] che alcuna resiste ostinatamente all'obbedienza, specialmente delle Regole, risolutamente licenzi, ed implori l'aiuto del Vescovo, pregandolo che l'aiuti in questo: ché in ciò sta tutto.


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Si metta V. R. avanti gli occhi il gran premio che avrà in Paradiso, se mantiene l'osservanza, ed il gran castigo all'incontro, che le sarà dato, se per condiscendere alla debolezza d'alcuna, introduce l'inosservanza col mal'esempio dell'altre. E quel che non si farà ora, disperi di farlo appresso, perché appresso sempre più il fuoco si anderà diminuendo che accrescendo.

Avverta ad insegnare più coll'esempio che colle parole. Sia la prima all'osservanza di tutte le Regole, e lasci tutto per far l'osservanza, e intenda che dall'osservanza dipende la santità di questa fondazione.

Stia attenta specialmente all'osservanza della povertà, non permettendo affatto, affatto, affatto che alcuna tenga di proprio, nemmeno un ago, se non vi fosse qualche precisa necessità. Stia tutto in comune, come vuole la Regola. Non permetta tener niente nelle stanze, che non sia precisamente necessario. Che frutti, che cose dolci, che galanterie! che servono queste cose se non per scontarle anni ed anni al Purgatorio? tanto più, se alcuna volesse poi tener biancheria, o danari o altro, benché donato. Tutti i doni vadano alla Comunità.

Stia attenta, perché se ora non stabilisce il buon uso, è impossibile che appresso poi levi l'abuso. Si ricordi di quel che predicai in Fisciano, dove per essersi introdotto qualche abuso, V. R. sa che ci ha voluto per levarlo.

Così anche attenda a levar le comunicazioni alle grate, quanto può; e non faccia mancar mai l'ascoltatrici. Un monastero, dove si osserva la povertà, e le grate son chiuse, è santo.

Stia attenta che ora V. R. sta, o per farsi santa, o per dannarsi. Accresca, quanta può, l'orazione, ché ne ha assai bisogno, ed esorti assai e sempre l'orazione avanti il Sacramento e a Maria, perché da ciò dipende tutto. E dica che le prime di qualche fondazione, quando attendono a dare gusto a Gesù Cristo, per lo più si fanno tutte sante.

Io già so che, per eseguire quello che ho scritto, ha da patire assai; ma non ci è rimedio. Se non vogliono obbedire, si protesti


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testi colle religiose e col Vescovo di volersene ritornare a Fisciano, dove starà con più pace e meno pericolo di dannarsi. Faccia sentire questa mia all'altra Sorella, che anche l'è compagna in ciò. La Regola proibisce la carne; se la potesse stabilire, buono sarebbe, come si pratica nel monastero di Tramonti. Si fidi di Gesù Cristo, e non tema, se per l'osservanza si vedesse tutto il mondo contrario. Io spero che queste mie parole l'abbiano da essere di consolazione e non di rimorso in punto di morte. Mi raccomandino a Gesù e Maria: ché io lo faccio per le loro Signorie. Gesù sia il nostro amore e Maria la nostra speranza!

Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

ALFONSO DE' LIGUORI del SS. Salvatore.

 

Conforme ad una antica copia.




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