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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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55. AL P. D. CESARE SPORTELLI,

Superiore del Collegio di Pagani.

 

Gli manda argomenti da opporsi agli avversari della Casa di Pagani1.

 

Viva Gesù e Maria!

 

[CIORANI, 1744.]

 

Coll'imbroglio e fretta, stamattina mi sono scordato mandarvi la dottrina per l'elemosine, che penso che desidererete.

 


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Dice Passerino in VI. Decretal. (cap. un. de Excess. Praelat. n. 49, tom. 3): Detrimentum consideramus in jure quaesito, et non quaerendo; unde non est attendendum quod alii non recipiunt eleemosynas, quas in praesenti recipiunt, quia hae sunt in libertate elargientium. Cita molti dottori che non mi trovo notati, e porta la decisione della Rota 32 n. 32 et 33., part. 9 Recentiorum.

E parlando dell'opposizione de' parrochi specialmente (num. 55. d. 1.) dice: che anche mancassero le limosine alla parrochia, praeferendus est profectus spiritualis lucro eleemosynarum; aliter nulla Religio ullibi erigi posset; cum Pasqualigo et Frances.

In somma (num. 68) dice che: attendendum est utile locorum spirituale. E quando ciò costa al Vescovo, non è tenuto nemmeno ad vocandum interesse habentes, num. 57, con una decisione della Rota 742. P. 2 Recent. Nec tenetur formare processum (num. 59).-E l'istesso porta Pignatelli (tom. I, consult. 179, num. 50), Cespedes, Donato, Lezana et Pasqualigo che dicono che: non est necessaria citatio, si opulentia loci satis est ad sustentationem omnium.

Ancora circa l'elemosine, Rotario (Theol. moral. Regularium lib. 3, cap. 5, punct. 4, num. 3) porta una decisione di Farinaccio (tom. 2, part. 2, decis. 745) dove non costò all'erezione d'un collegio l'opposizione degli interessati, ch'erano di più Mendicanti, che il nuovo collegio avrebbe avuto le messe e le sepolture, per esser tali cose facoltative.

In Pignatelli (d. 1. n. 54) anche dicono che nemmeno si deve attendere: Diminutio eleemosynarum, cum sint valde incertae, idcirco est praejudicium accidentale: Tamburinus, Cespedes,


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Bordoni; e portano la decisione 745, soggiungendo con Alessandro: ob imaginariam diminutionem eleemosynarum, non est impediendum opus publicum in publicam utilitatem.

È vero però, che Pignatelli (num. 56) è contrario, portando una decisione della Rota; ma ivi si trattava d'edificare un nuovo monastero colle sue immunità e privilegi, di dir Messa avanti la parocchiale. E la decisione fu per ragione della molta vicinanza; e fu detto a D. Andrea in Salerno, che ciò fu in Francia, dove si regolano le cose altrimenti.

Altre dottrine, che volete poi, ve le mando appresso.

Bisogna in questo tempo attendere, quanto si può, acciocché non si disgusti il Vescovo, e nemmeno il Vicario. Dico, quanto più si può, perché è brutto perdere il loro favore per appresso. Onde si procuri di averne la giustizia, più per amore che per timore.

E in quanto all'appellazione, bisogna pensarci ben bene, a questo istesso fine, perché ci disgusteremmo il Vescovo.

Se mai vi è decreto contrario di Nihil innovare, si veda di portar Contrario Imperio, Reclamazioni ecc. All'appellazione poi si ricorrerà in caso estremo.

Se ho occasione sicura, mando la Bolla.1

Gesù e Maria ci benedicano tutti. Viva Gesù e Maria!

Procurate di unir documenti, quanto potete, dell'abbondanza delle messe.

Vedrete che si fanno forti sopra questa diminuzione delle messe e concorso, con Pignatelli, come sopra colla decisione, ecc.

Ma ivi bisogna star forte colle dottrine di Passerino e Rotario, e colla decisione di Farinaccio in Rotario.

E alla decisione di Pignatelli si risponde, che ivi erano circostanze particolari, e si trattava di monastero colle sue immunità e privilegi.

Dice di più Passerino che la Bolla di Gregorio [XV] non considera la diminuzione delle limosine, ma solo che non vi sia danno dei precedenti.


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Ma se mai occorre, voi non nominate Pignatelli.

Riflettete che il Nihil innovetur1 presentemente non impedirebbe la fabbrica, perché l'istanza è solo che s'impedisca la benedizione della chiesa.

Non mando ancora la Bolla della benedizione,2 perché il latore è un piccirillo. Aspetto altra occasione più sicura. Viva Gesù e Maria!

Non lasciate di ricordare quello, che volea dare li 300 ducati, che cominciasse a dare qualche cosa quanto più presto, e voi avete da trovare in grandi appletti e la chiesa bisogna che si sbrighi, e D. Saverio sta applettatissimo [molto imbarazzato], e non sa dove fare più debiti, e mi tormenta. Viva Gesù e Maria!

Vostro fratello e servo

ALFONSO DE LIGUORI del SS. Salvatore.

 

Conforme all'originale che si conserva presso il P. Cosma Lojodice, Agostiniano.

 




1 Per intendere l'opportunità delle citazioni di autori qui riportate, giova riferire ciò che scrive il P. Tannoia, nella Vita del Santo, intorno alle opposizioni che furono fatte ai Padri dell'Istituto, affine di distruggere l'opera della nuova fondazione di Pagani: " Alla gelosia si unì l'astio e il livore (così Tannoia); una furia infernale pose in campo anche l'interesse. Vedendosi la comune venerazione verso i Nostri, si diedero a credere i Regolari, che già fossero per mancare loro le giornaliere limosine; e tanto questi quanto i preti temettero che tutti i legati, non che le messe avventizie, donazioni ed altro, sarebbe stato de' soli missionari. Insinuatasi così nel clero la gelosia dell'interesse, non tardò molto a insignorirsi ancora degli animi de' secolari... " (Lib. IL cap. 17).

1 Cioè il decreto per il quale il vescovo di Nocera, Mgr Niccolò di Dominicis, approvò la fondazione della nostra casa e chiesa di Pagani.

1 Tannoia riferisce, lib. 2. cap. 22., che i nemici, per mezzo di maliziosi intrighi, impetrarono poi dal regio Consiglio il divieto, che dai Nostri nulla si fosse innovato.



2 Nella Bolla, il Vescovo parla della benedizione della prima pietra della chiesa dei Nostri; benedizione, dice il Prelato, "quam Generali Vicario nostro Nicolao Ferro commisimus, in mense Julio praeteriti anni: cui benedictioni plura hominum centena... interfuerunt, qui unanimiter, ad instar David ante Arcam Domini psallentis et saltantis, animo jubilarunt.."




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