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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
Si lagna della sua condotta poco schietta e alquanto presuntuosa in un affare gravissimo.
Don Andrea mio, ho un poco da lagnarmi con V.R. Sento che V.R. ha impreso il punto del noviziato de' Fratelli.2 Poteva V. R. avvisarmelo da solo a solo, mentre già si poteva
pigliar questa confidenza con me, sapendo l'affetto che le porto, e che voglio che con me vadi senza soggezione, senza metter in campo di far fare decreto dal Capitolo, che il Rettore Maggiore in ciò non possa dispensare: che viene a dire, riformare tutta la giurisdizione del Rettore Maggiore, e mandar a terra la regola principale assegnataci dal Padre [Mgr Falcoia], la quale vuole il Governo per un capo solo, a forma della Chiesa.
Io per me ho desiderato e desidero, almeno secondo la presente situazione, di starmene ad un cantone, a vedere ed a servire la Congregazione. Il governo, l'ho accettato per ubbidienza, e l'ubbidienza sola mi ci tiene; perché, per attendere alla Congregazione, poco attendo all'anima mia, con sollecitudini continue per mille cose.
Ma se vedo che si va sconcertando l'armonia, cercherò in ogni modo di rinunziare, promettendo però di servire la Congregazione coll'istesso affetto di prima, perché se si vuole mandar a terra il sistema principale dell'Istituto, e far regola contro regola, è meglio ch'io rinunzi, e ci venga un Rettore [Maggiore] a modo vostro, senza far questo sommo sconcerto.
Desidererei che questa cosa (e che io vi ho scritto a parte) non la diceste. Solo a D. Saverio [Rossi] fate leggere questa mia, a cui non replico tutte queste cose, per abbreviare.
E vi prego in segreto a vedere colla vostra prudenza di sciogliere questo Capitolo con bel modo, per farsi appresso, giacché per ora il demonio su questo Capitolo aveva fatto, come vedo, un gran fondamento; ed è stata grazia di Dio di non decidere nulla, perché se si decidono i punti indicati, vi assicuro e ve lo posso assicurare che ne nascerà un sommo sconcerto.
Ma Dio ha rimediato, primieramente, perché io non posso venire a Ciorani. Io sto con catarro di petto, e le cose ricercano ora, necessariamente, la mia presenza. Onde, se mai si avesse da fare il Capitolo, si avrebbe a fare qui, e lo venire in questo tempo tutti voi in Iliceto, sarebbe uno sconcerto di molte cose,
delle missioni e delle case, ecc. In secondo luogo, si ha da andare in Napoli;1 e finalmente si hanno da combinare le missioni.
Del resto, si tratta di cose che pesano molto e importano dì far regole nuove, stabili in perpetuum. Onde hanno bisogno di molte discussioni e di molte spieghe; ed ora stando cosi divisi, ed io lontano, le vogliamo determinare così sconcertatamente colli Votanti disuniti, senza loro convocazione?2
Onde affatto io non intendo di dare il consenso per questo Capitolo, in questo modo così illegittimo ed irregolare. Io pensava che si proponevano solo quelle cose che mi sono allora state scritte, che finalmente erano cose di poca importanza. Ma queste sono cose per cui è bisogno discorrere e discutere a voce. Oltrecché io credeva che li voti parlati si potessero tutti mandare scritti qui; ma questo si è trovato che non può succedere, perché è contra la Regola, né io lo voglio.
Onde dichiaro che, per tutte queste giuste cause, il Capitolo dee disfarsi e farsi poi a tempo suo, con tutte le sue formalità necessarie ed essenziali; altrimenti sarebbe certamente nullo e non servirebbe che per inquietarci.
Non si dubiti che il Capitolo, senza meno, io lo farò fare, ma coll'intervento mio e di tutti li Votanti.3
Vostro fratello
ALFONSO DE LIGUORI del SSmo Salvatore.
Conforme all'abbozzo autografo, che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.