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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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94. AL SACERDOTE D. FRANCESCO MARIA MARGOTTA IN CALITRI.

Sollecitudine del Santo per l'osservanza della Regola,

e lagnanze contro l'arcivescovo di Conza.

 

Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

NAPOLI, 7 FEBBRAIO 1748.

 

Don Francesco mio caro, io ancora sto in Napoli per ultimare gli affari della Congregazione e spero tra breve ultimarli, e mi pare mille anni di sbrigarmi. Per V. Carità io e tutti facciamo continue orazioni, per vederlo presto con noi.


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Monsignor l'arcivescovo [di Conza] stava rammaricato con me, perché non gli ho voluto concedere il P. Cafaro a fare il quaresimale in Calitri, per giustissime ragioni. D. Paolo [Cafaro] ha da fare lo studio in Iliceto questa quaresima, e senza di lui non si può far lo studio, perché esso ha fatto lo scritto. D. Paolo non tiene il quaresimale; onde avrebbe da fare una gran fatica inutile, perché i quaresimali non sono del nostro Istituto.

E questa è la ragione più sostanziale: il far quaresimali è affatto contro il nostro Istituto e Regole; e se s'introducesse questo esempio, non lo potrei negare poi agli altri Vescovi delle altre nostre case, quando che Monsignore ci ha promesso, e se ne è conservata la sua lettera, di trattarci come ci trattano gli altri nostri Prelati, e nell'istromento sta espresso che ci debba impiegare secondo le Regole nostre.

Se V. Carità poi non parlerà forte coll'Arcivescovo per se, dicendogli che già si trova ricevuto ecc., non si spiccierà mai. Gli metta avanti lo scrupolo della vocazione. Basta: a V. Carità non manca giudizio e prudenza. All'ultimo che si ha da fare? Pazienza; forse è più la pena nostra di non vedervi fra noi, che la pena vostra. Raccomandatemi a Gesù Cristo che mi faccia presto spicciare da Napoli; mi pare mille anni di fuggire dal trattare con questi benedetti ministri che mi fanno mangiar veleno. Se non fosse per la Congregazione, non li vorrei più sentir nominare.

Monsignor l'arcivescovo, se si lamenta di me, si lamenta molto a torto; io credo di averlo servito quanto ho potuto sinora, e per servirlo non mi son curato di disgustare gli altri nostri Prelati. Dio sa che ho avuto da fare, per mandare ora li Padri a servirlo alle missioni e far gli esercizî al clero. E se esso vuole che quel P. (D. Carmine Fiocchi), mandato per gli esercizî al clero, si resti per farli a quaresima, come sento, anche mi contento; con tutto che questo Padre sta assegnato a Nocera, e la ivi fa gran mancanza, ed il Vescovo si lamenta. Non so più che fare per compiacerlo. Ma buttare a terra la Regola e l'Istituto a principio, non lo posso permettere. Quando vi viene a


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taglio, fate sentire a Monsignor questo che vi ho scritto. Resto ecc. Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

Conforme alla edizione romana.




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