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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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112. AL MEDESIMO.*

Grave ammonizione intorno alle sue eccessive occupazioni, ed esortazione a far morir in sé la propria volontà.

 

Viva Gesù, Giuseppe, Maria e Teresa!

 

CIORANI, 1 FEBBRAIO [1750].

 

La prego a legger questa con attenzione e conservarla, perché può servirle anche per appresso. Prima di tutto, per parlarle con libertà, le dico che io non credo che V. R. desideri che io lo tratti con delicatezza e riguardo sull'ubbidienza, trattandola da soggetto fiacco e scagioso [scabbioso], come mi bisogna trattare alcuni (dico con segretezza) della Congregazione. Io tengo altro concetto di V. R., che voglia il meglio e quello ch'è di più gusto di Dio.

Or veniamo a noi.

V. R. già sa quanto io l'ho stimato e stimo, e l'ha veduto coi fatti; e mi dispiacerebbe che alcuno mi potesse forse rinfacciare quel che mi ha detto: che V. R. era santo, ma non buono per Rettore, appunto per quelle cose di cui ora trattiamo, cioè che forse da Superiore poco sarebbe stato in casa, le cose della casa e dell'osservanza non avrebbero avuto tutto l'ordine; poiché V. R. piglia tante gatte a pettinare, tante lettere, tante corrispondenze, tante faccende non proprie, e che so io, e specialmente tante divozioni, che guastano poi l'osservanza, a cui pare che V. R. stia attaccata. Già io e tutti intendiamo che V. R. non esce e non fa cose per ispasso; tutto fa per Iddio, ma ne quid


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nimis! Presentemente che sta nella Congregazione, e precisamente ora ch'è Superiore, dee pensare che la maggior gloria di Dio è badare al bene di cotesta casa, la quale è una delle migliori, e posso dir la migliore che abbiamo, e al bene dell'osservanza.

È vero che presentemente, quando state pochi, non vi può essere tutta l'osservanza delle ore ecc.; ma vi potrebbe essere, quando comodamente si può.

In quanto al dormire dunque, V. R. abbia pazienza. La prego ad andare a letto alle ore destinate dall'orario, almeno la notte. Il più che le concedo è quella mezz'ora che le concedei, e non più. Quando poi avesse da sbrigar qualche cosa necessaria, può farlo la mattina con lasciar l'orazione nell'alzarsi, e solamente in qualche altro caso rarissimo, che al più può succedere una o due volte l'anno. Ma la mezz'ora, la segni coll'ampollina e procuri trovarsi a letto, subito finita. Ciò però, stando in casa; perché nelle missioni è necessario, per la carità coi compagni, che vada a letto quando vanno tutti gli altri.

Circa poi l'uscire, V. R. già avrà veduto che, quando manca il capo, tutte le cose van disordinate.

Quando vi fosse qualche negozio di ben della casa e della Congregazione, o di qualche cosa di molto peso di gloria di Dio, non glielo proibisco. Ma se V. R. volesse accorrere a tutte le cose di gloria di Dio, che alla giornata le si affacceranno, di tutta cotesta diocesi, non avrebbe da stare più in casa.

La maggior gloria e la volontà di Dio, replico, ora per V. R. è: che attenda al bene della casa, della chiesa di Mater Domini e dell'osservanza, e non faccia avverare di V. R. quel che altri hanno sospettato.

Io le parlo con tutto l'affetto, perché la stimo e la stimo assai, ed ho un gran concetto di V. R.; sperando che V. R. sia uno di quelli che nella Congregazione si abbia a far santo, come D. Paolo [Cafaro], Villani, Mazzini, Fiocchi, Ferrara ecc., che sono morti alla propria volontà, e non come certi altri che mi bisogna trattar con dilicatezza e che saranno trattati così da me; ma vedo che non si faranno santi, come quegli altri che i Superiori (come soglio dire) ne possono far pezze. Vedete, se vi


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parlo di cuore e per lo vostro avvanzo. Perché avete donato a Dio voi e le vostre robe? Per farvi santo. Che disgrazia poi sarebbe per voi il non farvici? Dio ha voluto e vuole, come già vedete, gran cose da voi, ma la cosa principale che vuole è l'esser morto alla propria volontà e soddisfazione. Già lo sapete meglio di me, che qui sta il forte: e già voi, in venire alla Congregazione, ne avete fatto a Dio il sacrificio; procurate ora di non togliercene minima parte, perché così certamente la sgarrereste di farvi santo. Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

Conforme all'edizione romana.




* Nota all’edizione IntraText: la seconda parte della lettera è pubblicata nel IV volume delle lettere, con sigla IntraText I112b.




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