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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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144. AL P. D. CARMINE FIOCCHI,1 IN LACEDOGNA.

Il Santo l'incarica di alcune missioni

 

Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

NOCERA, 2 APRILE (1753?)

 

Mi scrisse Mgr [Antonio Manerba, vescovo] di S. Angelo, per la missione dopo Pasqua: io gli rescrissi che lo servivo; ma mi scrisse di nuovo il nipote, che quando veniva

 


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Monsignore da fuora, se ne parlava. Vedete dunque di far riappuntare questa missione per Domenica in Albis perché, se non la vogliono, si ha da andare a Frigenti e poi a Fontanarosa, come ho promesso a Monsignore [Felice Leoni, vescovo] di Avellino. E poi, in Avellino stesso, [cioè nella diocesi di questo nome] si avrebbe da andare a Villamaiana ed a S. Stefano.

 


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Si han da fare ancora Trevico e Flumari, anche promessi. Pigliatevi i soggetti di Caposele e d'Iliceto, quelli che potete, ed io vi manderò altri di qua, e bisognerà far divisione per Trevico e Flumari, giacché primavera è corta. Bisogna dunque che presto scrivete ed appuntate, acciò si trovino i luoghi apparecchiati. La prima missione si farà domenica in Albis. Salutatemi D. Michelangelo Colabella, e che io l'ho raccomandato alla Madonna. Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa !

In Napoli, ho appuntate cose buone per la Congregazione. Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

Fratello ALFONSO del SS. Redentore.

 

Conforme all'originale che si conserva dal P. D. Francesco Saverio Pecorelli, C. SS. R.




1 Il P. D. Carmine Fiocchi nacque a Caiano, diocesi di Salerno, da civili e virtuosi genitori, il venerdì 13 giugno 1721. Da' suoi primi anni, fu modello di fervore. La preghiera fu la sua delizia, e tanto avido si mostrò di penitenze, che la sua madre fu costretta a sottrargli gl'istromenti di mortificazione, coi quali martoriava l'innocente suo corpo. Venuto alquanto su negli anni, i genitori lo inviarono a Napoli, affinché ricevesse nella capitale una educazione pari ai natali ed ai beni di fortuna. Colà, nel corso degli studi nei quali si distinse, tenne fermo nella pietà, cosicché la sua bell'anima, piena dell'amore di Gesù Cristo, seppe sprezzare tutte le vane lusinghe del secolo. Entrato nel Seminario di Salerno, il giovane Fiocchi fu presto insignito del suddiaconato; però desideroso di esser di Dio senza riserva, aspirò alla vita religiosa e, dopo aver molto pregato, fissò la sua scelta sulla Congregazione di S. Alfonso. Ne scrisse adunque al santo Fondatore il quale, esaminatane la vocazione, gli rispose che essa veniva da Dio; che Nostro Signore lo voleva tutto per lui; che, in fine, il partito preso doveva subito mandarsi ad effetto.

Stimolato da queste parole, il fervoroso seminarista volò a Ciorani per ivi cominciare il suo noviziato. I genitori, malgrado la loro pietà, ne furono costernati, e tanto innanzi spinsero la tenerezza della carne e del sangue, da rivolgersi all'autorità civile per riuscire all'intento; e questa, arrogandosi il diritto di sostenere contro Dio sì ingiuste pretese, ordinò che il novizio fosse rinserrato in un convento di Salerno, per ivi esaminare e provar meglio la vocazione di lui. Ma forte del soccorso del cielo, il giovane Fiocchi trionfò di tutti gli ostacoli, ed ebbe in fine il contento di ritornarsene nel noviziato, ove fece la sua professione religiosa nelle mani di S. Alfonso il dì 8 maggio 1744.

Addivenuto poscia sacerdote, fu destinato all'opera delle missioni. I successi di quest'uomo apostolico furono stupendi. Senza tema di errare, può asserirsi essere stato lui uno dei più grandi missionari della Congregazione del SS. Redentore. Nei trent'anni che passò in questo laborioso ministero, ricondusse a Dio innumerevoli peccatori, santificò il clero di molte diocesi e riaccese il fervore in un gran numero di monasteri. Contava solo 28 anni di età, quando fu chiamato a reggere la casa di Pagani, e nel 1750, dopo la morte del P. Sportelli, S. Alfonso lo ascrisse tra i Consultori generali della Congregazione.

Tutte le virtù religiose brillarono di viva luce nel P. Fiocchi. Ma sopra ogni altro fu chiaro pel suo ardore nella preghiera, per lo spirito di mortificazione, pel suo amore a Maria Immacolata e per la sua divozione a Nostra Signora de' Sette Dolori. L'amore poi che sentiva per Gesù nel SSmo Sacramento fu senza pari: quando sacrificava all'altare, sembrava essere un serafino. Questo degno figlio di S. Alfonso volò agli eterni riposi, invocando dolcemente il nome di Maria, nell'anno 1776. Quattro anni erano corsi dalla morte di lui, quando il suo cadavere fu ritrovato incorrotto.






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