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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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148. A SUOR ANNA CAMILLA DE' LEONI, NEL MONASTERO DEL SSMO SALVATORE, IN ARIANO.

L'anima a perseverare fedelmente nello stato di prova, in cui il Signore l'ha posta per sollevarla ad uno stato più sublime d'amore, e le indica il da fare per corrispondere al disegno di Dio.

 

NOCERA, 5 LUGLIO 1753.

 

Modice fidei, quare dubitasti? Non è niente, non è niente, non è niente. Anzi vi assicuro che, ora più che mai, Iddio vi stringe al suo cuor divino. Voi temete delle cose che mi scrivete, ed io temo che il Signore, per la vostra pusillanimità, vi abbia da togliere dallo stato di purga, in cui ora vi tiene per farvi tutta sua. Io vi assicuro, in mia coscienza, che voi state in grazia di Dio e che amate Dio, e Dio ama voi. Se vedeste, or che leggete questa mia, l'amore che vi porta l'immenso Bene, ora andereste morta di consolazione.

Dalle cose che mi scrivete, vedo che Iddio, per sua bontà, vuole sollevarvi in uno stato più sublime d'amore. Perciò voi non ci mettete impedimento. Non pensate che l'impedimento sia tutta la turba de' peccati che vi spaventano, come mi scrivete,


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d'odio verso Dio e le sorelle che parlano di Dio, di dispiacere di esser cristiana, di desiderio d'esser dannata, di voler invocare il demonio che vi aiuti.

Di tutti quelli pensieri e desideri e tentazioni di Fede e d'ogni altra materia, affatto non ne fate conto ed affatto non ve ne confessate; e comunicatevi sempre con tutti questi incitamenti di disperazione e desideri orribili, come a voi paiono, perché in ciò voi non ci commettete colpa. Se non aveste per lo passato commesso altri peccati, ora sareste innocente come un bambino. Per fare il peccato, ci vuole la compiacenza piena, e pienamente la volontà dell'anima; ma a voi queste cose dispiacciono, benché, per le tenebre e confusione ed aridità in cui state, vi pare di acconsentirvi.

L'impedimento, che io intendo che potete mettere al vostro profitto, è che voi vi affatichiate a pregare Dio che vi liberi da queste pene. Voi non sentite l'amor divino, ma ringraziate Dio che l'avete; altrimenti non vi darebbe la pena, che sentite, il timore che avete presentemente di offenderlo o di stare in sua disgrazia. Quanto più dunque vi sentite disperata, tanto più fidate. Onorate così quell'infinita Bontà, sperando in lei quanto più vi conoscete degna di castighi. Nullus speravit in Domino, et confusus est.

Mando questo libretto: uno tenetelo per voi, un'altro datelo all'Abbadessa, un'altro mettetelo al coro per chi lo vuol leggere. Di questo libretto, leggetene un poco il giorno. Ma veniamo a quel che avete da fare in questo stato.

Per primo, umiliatevi innanzi a Dio e confessatevi degna d'ogni castigo, e non cercate, come ho detto, che il Signore vi cacci da questo stato; ma offeritevi a starci tutta la vita e tutta l'eternità, se a Dio così piace. Pregatelo solamente che vi aiuti a non commetterci difetto, specialmente di tedio e di poca rassegnazione alla divina volontà. Buttatevi come morta nelle amorose braccia del vostro Redentore Gesù, con replicargli sempre che ne faccia di voi ciò che gli piace, purché l'amiate e gli diate gusto. Ditegli: Signore eccomi qua! io non sono più mia, sono tua; fanne quel che vuoi di me. Non mi curo della mia


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pena, purché sia di vostra gloria. Io non voglio consolazioni: mi basta l'esser tuo, ed amarti. E consolatevi col pensare che il vostro Bene, che voi amate, è infinitamente felice.

Secondo, in questo stato, guardatevi dal lasciare i vostri esercizî, e specialmente la comunione; e pregate il confessore che vi accresca la comunione, s'è possibile, in questo stato, pigliando qualche pretesto di novene. E di tutte queste apprensioni d'odio verso Dio, come ho detto, di disperazioni, d'incredulità, ecc., non ve ne confessate.

E quando andate al confessore, non vi andate per ricevere sollievo, ma solo per ricevere conforto a sopportare le pene; e state attenta, in questo stato, ad ubbidirgli puntualmente, come anche ad ubbidire alle Superiore del monastero. In questo stato, tutto si ha da fare a forza e contro voglia; ma qui sta il gusto di Dio.

Terzo, spesso ricorrete a Maria SSma, che è la Consolatrice degli afflitti, con dirle: Mamma mia, abbi pietà di me! Nell'orazione poi, e ringraziamento alla comunione, non vi inquietate se vi sentite distratta, tediosa, e se vi pare più presto disgustare Dio con vostri pensieri che di compiacerlo. Basta che gli dite semplicemente ogni tanto: Dio mio, Gesù mio, solo te voglio, e niente più. E ciò, basta che glielo diciate colla punta della volontà, senza sentimento; e basta che glielo diciate con un'alzata d'occhio al Crocifisso, o al cielo, o al SSmo Sacramento.

In quarto luogo poi, fatevi forza a non farvi vedere melanconica dalle Sorelle. Procurate farvi vedere gioviale quanto si può, e servite tutte; e quando inciampate in qualche impazienza, non ve ne inquietate, perché in questo stato Dio più vi compatisce.

In questo stato, raccomandate a Gesù Cristo la povera anima mia, poiché in questo stato voi gli siete più cara, ed egli più vi sente. Allegramente! non dubitate. Dio vi vuole tutta sua. Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

Servo ALFONSO DE LIGUORI del SS. Redentore.

 

Conforme ad una antica copia




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