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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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175. AL P. D. ANTONIO TANNOIA,1 MAESTRO DE' NOVIZI NELLA CASA DI CIORANI.

Regola lo studio di alcuni novizi.

 

Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

[ANNO 1754.]

Chi mai ha detto che li novizi avessero da fare tre ore di studio? Non ho tempo di rispondere a tante difficoltà, e stando lontano non posso aggiustar le cose. Se fossi costì, potrei


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aggiustar tutto, dopo fatte certe altre dimande. Oltrecché io ho parlato ipoteticamente, supposto che [il Fr. Girolamo] Ferrazzano avesse compito tutta l'umanità; ma ora sento che non ha fatto neppure aritmetica.

[Il Fr. D. Domenico] Caputo, non importa che non ha fatto la retorica; la farebbe appresso, avendo fatto già la logica. Alla fisica, la geometria non è necessaria assolutamente, né necessaria almeno in moltissime cose. Qualche figura necessaria, potrebbe impararsela attualmente. Caputo è grande. La fisica è una cosa non assolutamente necessaria; è d'ornamento, non di necessità al sacerdote.

[Il Fr. Pasquale] Bianchi, già mi pare che ha fatto la logica; poco ci vorrà ad uscire. Ma io avrei da star costà parlare col P. Spera ed aggiustar le difficoltà. Onde, giacché la fisica è cominciata, lasciate stare i novizi come stavano. E quando escono, allora avvisatemi, perché allora si vedrà.

Un'altra volta scrivete a me a dirittura, quando si trova difficoltà a ciò che ho detto. Non mi fate andar contrastando cogli altri. Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

Fratello ALFONSO del SS. Redentore.

 

[P. S.] Ora ricevo la seconda lettera. Non occorre dispensare dal noviziato Bianchi. Stia dentro il noviziato, e dategli licenza che faccia la lezione per quanto è puro, puro necessario. Accordatevi col P. Spera. Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa !

 

Conforme ad una copia.




1 Ci vorrebbe un grosso volume per raccontare la Vita di questo dotto ed esemplare religioso. Nato a Corato il 26 ottobre 1727, Antonio Tannoia fece la sua professione il dì 8 dicembre 1747, ed appena ordinato sacerdote gli fu mandata la carica di maestro de' novizi, e poco dopo quella di rettore della casa d'Iliceto. " Essendo io giovanetto - così egli nel Processo di beatificazione di S. Alfonso per molti anni fui talmente travagliato da tanti e tanti travagli uniti, che fui dato per disperato da' primari medici di Napoli; ma il Servo di Dio mi disse un giorno: non aver timore, che non muori, ma dovrai fare una vita stentata. Stentata l'ho fatta, e la sto facendo, perché sono circa cinquant'anni, che sempre mi vedo assistito da gravi incomodi; sperimento a momenti la morte, e non muoio, e se vivo, vivo una vita addolorata e stentata, come il Servo di Dio mi disse. " Così egli nell'anno 1796. Ma, malgrado questi continui e grandissimi stenti, visse eroicamente fedele a tutti gli esercizî di pietà, alle fatiche dell'apostolico ministero ed allo studio. Compose varie opere molto stimate, e fra le altre, la Vita di S. Alfonso. Morì santamente in Iliceto il 12 marzo 1808.




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