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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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284. AI PADRI DELLA CONGREGAZIONE.

Fa una spiegazione intorno al voto di povertà, e rinnova alcuni ordini sulla regolare osservanza.

 

Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

NOCERA, 3 OTTOBRE [1757].

 

Fratelli dilettissimi in Gesù Cristo. Per bene della comune osservanza, ho stimato avvertire alcune cose che qui soggiungo. E per primo, essendosi considerato ponderatamente da me e da' Consultori, nella consulta ultimamente fatta nel passato mese, il punto se sia contro la povertà ricevere da' penitenti le restituzioni incerte, per impiegarle ad opere pie ad arbitrio del confessore, si è risoluto, così per l'autorità de' dottori come per la ragione, che ciò offende senza dubbio il voto della povertà.

In quanto a' dottori, si è trovato Lohner, il quale nella sua Bibl. man. tom. 3 tit. 112 Paupertas § II in fin., dice così: Quintum dubium est an liceat ab alio pecuniam accipere vel simile quid, quod in pauperes distribuatur. Resp. Si ita eccipiat ut liberum ei sit his vel illis dare tum omnino contra votum facturum si accipiat sine facultate (Superioris) cum neque proprietas neque usus illius rei, independens a Superiore cuiquam paupertatis voto obstricto conveniat. Così ancora dice il P. Rodriguez, Perfezione religiosa part. 3 tratt. 3 cap. 15, vers. Ma giacché dove scrive così: " Non solamente è contro il voto della povertà il farsi padrone della cosa, ma anche l'avere l'uso e la dispensazione libera di essa, senza dipendenza dal Superiore."

Così ancora scrive Azorio, part. I, lib. 12, CAP. 9 vers. Hoc posito dicendo esser ciò certo appresso tutti: Certi item iuris est (son sue parole) non posse religiosum secundi generis peculium habere (cioè coll'uso libero di disporre a suo arbitrio); nam etiam voto paupertatis repugnat usus vel administratio in qua Abbas nutu suo monachum amovere non possit religiosus enim nihil proprium habere potest sed usus vel administratio quam


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quis pro libito habet nullius alterius voluntati subjectam est aliquid proprium. Che perciò dice Azorio che il Concilio Tridentino, sess. 25, cap. 2, ordinò che l'uso di cose mobili ne' Religiosi si spettasse ad solos officiales ad nutum Superiorum.

La ragione finalmente è chiara (la diciamo qui in breve): perché ogn'uso di roba, che da chi è legato col voto di povertà si fa indipendentemente dalla volontà del Superiore, è proprietà che offende il voto.

Posto ciò, io, così per liberarmi dallo scrupolo per lo giuramento di non permettere alcuno uso proprio indipendente ecc., come per ovviare a molti inconvenienti, ho stimato bene (come hanno stimato anche gli altri Consultori) d'ordinare, come colla presente ordino a ciascuno, che tutte le restituzioni incerte che si prendono da' nostri confessori, se essi stanno in collegio, si portino al Rettore della casa dove sta quel soggetto; e se si trova in missione, si diano in mano del Superiore della missione, il quale, se occorre qualche bisogno, potrà servirsene con prudenza, o per le spese della missione, o per fare qualche urgente limosina. Altrimenti le farà pervenire al Rettore della casa d'onde è venuto il soggetto.

Ed acciocché si eviti ogni lesione ed interpretazione di questo mio ordine, proibisco espressamente a' confessori l'insinuare a' penitenti che facciano intenzione di assegnare quella restituzione a questa o quell'altra opera, perché ciò sarebbe un'aperta elusione di questo mio ordine.

Inoltre, io mi lamento che le mie obbedienze spesso si vanno interpretando, e poi si guardano di farmi saper le cose. Molte cose, io le ho da replicare per vedermi obbedito. Appena mi vedo obbedito in quelle cose, dove do l'obbedienza espressa. Ma in ciò, dove è la delicatezza dell'obbedienza che Gesù Cristo desidera da voi, Fratelli miei? Specialmente quando si va contro la mente del Superiore, io non so come possa scusarsi. Io temo perciò qualche gran castigo di Dio. E non sono più che ventiquattro anni che è fondata la Congregazione! Che sarà da qui a cento anni?


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Raccomando il punto delle lettere: che non si ricevano da' Fratelli, se il Fratello non le ha portate prima a vedere al Rettore: dico almeno a vedere se sono cose di coscienza; perché altrimenti dico a' Superiori che, senza eccezione, aprano le lettere e vi diano almeno un'occhiata, prima di darle a' soggetti a' quali vengono.

Raccomando caldamente di non andare a casa de' secolari, senza licenza de' Superiori, se non vi fosse causa urgente e non vi fosse tempo di cercar la licenza. E specialmente raccomando di non andare a' monasteri di monache, senza licenza del Rettore.

Raccomando di non palesare fuori le cose della Congregazione e della casa. Che miseria vedere che le cose nostre, le sappiano più quelli di fuora che gli stessi Nostri!

Di nuovo raccomando che, quando si han da mandare soggetti a pernottare, specialmente per più giorni, fuori di casa, se ne dia prima l'avviso a me, quando vi è tempo di farlo. Raccomando l'obbedienza da portarsi a' Superiori locali o delle missioni, come alla persona mia. In ciò, ho inteso più lamenti.

Il Capitolo disse che il punto se, nelle spese di più di dodici scudi, i Consultori avessero il voto decisivo, si stabilisse come praticavano i PP. Pii Operarî. Si è presa la informazione, e si è saputo che sì. Onde l'avviso a tutti li Rettori.

Raccomando di non mandarmi giovani che vogliono esser ricevuti, se prima non me l'avvisate.

Raccomando caldamente che si metta in esecuzione l'ordine del Capitolo, di farsi in ogni casa il libro dell'esito e dell'introito, anche delle limosine. Di più, che in ogni casa si ponga in sagrestia, come ordina il Papa, la tabella degli obblighi stabili delle messe.

Raccomando di più che le messe non si dicano in fretta immoderata. Ciò, in noi, più scandalo degli altri. In quanto alle missioni poi, raccomando: il ritiro di un giorno fra lo spazio di un mese in circa; il non cercare cibi


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particolari; e quando si può avere minestra e bollito, non si vada cercando altro: questa regola è di somma edificazione, e se si comincia ora a rilasciare, tra breve finirà in tutto; cogli estranei non usar confidenzadiscorsi inutili: tutta la cortesia, ma tutta la serietà; raccomando la modestia degli occhi in missione: questa è necessaria più delle prediche; in ogni missione si faccia il capitolo delle colpe; si guardino dagli scherzi avanti a' forestieri. Si assegni sempre, dal Superiore delle missioni, l'ispettore che noti i difetti e me ne avvisi; nelle missioni si facciano sempre il prefetto della chiesa, il prefetto delle paci; e questo ancora potrebbe aver cura degli sposi che hanno dato le parole, di farli sposare presto; raccomando ai predicatori di fare gli atti della mattina che stanno nel libretto e che si facciano prima della predica; e il predicatore raccomandi al paese e lo predichi, che si suoni la campana quando uno sta agonizzando per morire; e si dia tal segno colla campana che ognuno venga in cognizione che qualcheduno sta agonizzando, cioè un segno differente dagli altri segni soliti, acciocché ognuno raccomandi a Dio con un Pater, Ave ecc. Ciò giova agli infermi ed ai sani.

Abbraccio tutti in Gesù Cristo. Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!

 

Conforme all'edizione romana.




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