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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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401. AL MEDESIMO.

Gli scrive d'un provvedimento per la quiete di un monastero.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

 

NOCERA, 27 AGOSTO 1763.

 

Sta inteso tutto per lo maestro Rossi.

Se mai scrivono le vecchie, io per non fare avvanzare il fuoco mentre sto lontano, risponderò che, quando vengo ad Arienzo, vedrò che si ha da fare; dirò benanche che 'l P. maestro non vuol venire più a confessare al monastero.

 


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Del resto, assicurate D. Ciccio e le sorelle che affatto non lo farò accostare più al monastero. E meglio che lo dite solo a D. Ciccio, perché se si dice alle sorelle, subito n'è pieno tutto Arienzo. In queste cose, col pigliar tempo, si va smorzando il fuoco a poco a poco.

Sta inteso per lo grano di Cervo.

Per lo Vicario, già ho scritto al Nunzio.

Per la mia ritirata, aspetterò dunque che si rinfreschino i tempi, e che cessino tanto quanto le infermità costì. Resto

 

Affmo per servirla

ALFONSO MARIA vescovo di Sant'Agata.

 

Conforme all'originale che si conserva nel nostro Archivio generalizio di Roma.




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