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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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402. AL MEDESIMO.

Gli parla di diversi affari.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

 

NOCERA, 15 SETTEMBRE 1763.

 

Mastro Matteo, il fabbricatore che mandai costì, è pronto a pigliar l'opera; ma vorrebbe qui una copia della scrittura che si fece col mastro di Maddaloni. Procurate d'averla quanto più presto e mandatemela, perché migliore di questo mastro non potremo avere, come dice D. Pietro Cimafonte.

Scrivete poi a D. Gioacchino che, quanto alla vendita del grano, si regoli come meglio gli pare.

Sento che mi hanno dati certi capi contro. Dite a chi li ha dati, se mai si sapesse, che se mi fa levare il vescovado, son pronto a dargli un buon regalo.

Non vi scordate di pigliare quelli 10 tomoli di fagiuoli ad Airola, di cui ne diedi l'incombenza a D. Giovanni Mango.

Mandatemi, come vi scrissi, la nota per la fiera. Riverisco il Sig. vicario e resto

 

Affmo per servirla

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.


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[P. S.] Ho saputo già ch'è morto il decano.

In quanto al canonicato che vacherà, pubblicate ch'io l'ho promesso a D. Domenico di Cesare, maestro dell'umanità, ché troppo se lo merita, acciocché non mi tormentino gl'impegni.

Da Roma non comparisce niuna lettera; onde facilmente la S. C. non avrà fatto conto del ricorso fatto contro del Vicario. Che stia allegramente, tanto più che Monsig. Nunzio ultimamente mi ha scritto e non mi ha detto niente. Benedico tutti.

 

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.




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