404. AL MEDESIMO.

Lo prega a dar gli santi esercizî alle Rocchettine d'Arienzo.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 21 OTTOBRE 1763.

(Legga in segreto.)

Don Andrea mio, ho tutto l'impegno che V. R. venga a dare gl'esercizî a questo monastero della Nunziata d'Arienzo. Questo è un monastero, non posso dire cattivo, ma senza spirito, e quasi mai [le monache] avranno avuto esercizî, come

vanno fatti. Onde o mi favorisca V. R, o pure mi mandi il P. Caione; ma avrei più a caro V. R., perché vi vuole una persona che insieme parli forte, specialmente sopra le massime eterne, ed insieme usi dolcezza e cautela, mentre le monache dicono, che io le tengo in mal concetto, e perciò temo che piglino a sdegno tutte le parole de' Padri nostri, come imbevuti da me del mal concetto che ne ho.

Il punto sta che V. R. avrebbe da venire dentro il mese di novembre, perché le monache mi han cercato l'estraordinario, e perciò vorrei che si facessero loro insieme gli esercizî, i quali appresso poco possono riuscire utili, per le circostanze che occorrono.

Mando apposta per avere la risposta, giacché le monache premono per avere un certo Padre cappuccino per estraordinario, del quale facilmente mi cercheranno appresso di volere anche le prediche, e non lo potrò negare; e così saranno anche esercizî perduti.

La benedico e resto

Di V. R.

Fratello ALFONSO del SS. Redentore, vescovo di Sant'Agata.

[P. S.] In ultimo caso mi mandi il P. Fiocchi; ma torno a dire, avrei più a caro V. R. Avrei a caro che si portasse un altro Padre per aiuto, e se vuole portarsi un Fratello poi per suo comodo, anche è padrone.

Conforme all'originale che si conserva presso D. Cesare Ruggeri, beneficiato della Basilica Liberiana, in Roma.