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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
418. AL P. D. GIROLAMO FERRARA, IN PAGANI.
Santa astuzia del santo per salvare la vocazione del P. Melchionna.
Don Girolamo mio, ho letto tutta la vostra. La prego ad aver pazienza, se non vede ora da me risoluta la cosa di fatto. Salviamo la capra e li cavoli.
Tenga segreto; non dubiti: non farò avere al P. Melchionna la penitenza dell'anno del noviziato. Ma, all'incontro, non posso disgustare D. Andrea in modo che s'avesse a licenziare dall'incombenza che tiene, con dire che io gli faccio far la figura di una mazza vestita.
Io per ora gli ho scritto, come accidentalmente, che voglio sapere che cosa dicono i Consultori del P. Melchionna, e che non si dia passo prima di farmene inteso, per concertare il meglio. E così andiamo pigliando tempo, e poi sarà peso mio di minorare la penitenza, e ridurre la cosa ad equità.
Tenga il segreto, perché non vorrei che D. Andrea sapesse ora questo mio pensiero. Ne può parlare solo col P. D. Cimino, con raccomandargli ancora la segretezza.
Penso che il P. Mazzini e Margotta1 anche staranno alti. Ma lasciamo fare a Dio, ché pigliando tempo, spero che tutto riuscirà con quiete.
Mi avvisi poi subito che sa esser venuti in Napoli i libri di Remondini.2 Il mio libretto nuovo per li confessori di campagna3 già è compito con tutte le approvazioni. Sto però con cautela di non farlo comparire in Napoli,4 né [penso] spargerlo per ora neppure qui da per tutto, per giusto fine.
Fratello ALFONSO MARIA del SS. Redentore, vescovo di Sant'Agata.
Conforme ad un'antica copia.