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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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477. AL MEDESIMO.

Ritorna sullo stesso argomento della fabbrica.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

 

SANT'AGATA, 8 SETTEMBRE 1765.

 

Don Andrea mio, questa cosa mi ha molto disturbato e confuso; mentre, come sento, mi pare che sia tornato il tempo della carestia del grano, dove non si sentivano che cose confuse. (Quarto doppio, cameroni; s'entra alla cucina per lo refettorio: chi dice che si ha da alzare un palmo, che dice sei.

Io non so altro che, per aver fabbricato li Padri di loro testa, si sono buttati tanti denari.


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A me non fa specie che tutti i Padri siano di contrario sentimento, perché i Padri hanno studiato la Morale e non l'architettura.

Del resto io, per assicurare la barca, ho scritto ad Iliceto che trattengano la fabbrica, perché non voglio che si fabbrichi contro il sentimento dell'ingegnere, e lo stesso dico a V. R. e a tutti.

E sento che ora anche il P. Ferrara ha mutato sentimento. Basta: o sia mutato o no il P. Ferrara, non è prudenzaconvenienza che si fabbrichi contro il parere del perito; tanto più che [D. Pietro] Cimafonte dee andare, come già l'ha promesso, ad Iliceto, per decidere le pentenze con mastro Onofrio; e se no, si ha da prendere un altro ingegnere con molta spesa.

Sento che vi sono poi altre difficoltà. In somma io non intendo niente. Ed anche che l'intendessi, dico sempre che si ha da fare quel che dice l'ingegnere, e non quello che dicono li Padri: altrimenti saremo incolpati da tutti, e l'ingegnere ci lascia, ed ha ragione.

In conclusione torno a dire: bisogna o che V. R. vada a parlare coll'ingegnere, o che ci mandi il P. Ferrara o qualche altro Padre a dire quel che ci è; e poi si faccia quel che dice l'ingegnere.

DiV. R.

 

Fratello ALFONSO del SS. Redentore

 

[P. S.] Io spererei però che se V. R., invece di andare ad Iliceto, andasse a parlare coll'ingegnere ed esponesse tutto, le nostre miserie, la necessità delle stanze ecc., l'ingegnere aggiusterebbe tutto. Il fabbricare noi contro il sentimento espresso dell'ingegnere mi pare uno sconcerto intollerabile, e condannabile da tutti, ed anche innanzi a Dio.

Aggiungo che io ultimamente, dovendo rispondere all'ingegnere, gli ho risposto già che non si uscirà da quello che esso determina; onde in ogni conto mi parrebbe necessario che V. R. vi andasse: altrimenti, come vedo, quella povera casa resterà sconquassata di maniera che si renderà inabitabile.

 

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.




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