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567. AL MEDESIMO.
Libertà del Santo
nel rigettare gl'indegni dalla sacra ordinazione non ostante qualunque
raccomandazione.
[ANNO 1768?]
Signor
principe, io sono assai obbligato a V. Ecc. per tanta carità che mi usa in
tutte le cose del mio vescovado; ma in questa occasione la prego a perdonarmi,
se le rispondo di non poterla servire in ordinare il suo raccomandato.1
Questi mettono impegni per esser ordinati, con
discapito dell'anima mia. Or questo, no. Nec
facio animam meam pretiosiorem quam me, dummodo consummem cursum meum et
ministerium quod accepi a Domino....
Conforme
ad un
antica copia.
1 Il Principe a questo, per quanto
rispettoso, altrettanto forte diniego rispose nella seguente maniera, che fa
grandissimo onore a lui, che seppe sì bene apprezzare la condotta veramente
apostolica di S. Alfonso: " La lettera scrittami da V. S. Illma e Rma, in
risposta alle suppliche che le diedi per l'ordinazione di N., mio vassallo, mi
ha consolato nel vedere la sua fortezza che può dirsi apostolica; e nell'atto
che assicuro a V. S. Illma e Rma essermi riuscita di molta edificazione la
negativa, le prometto mai più angustiare la delicatezza di sua coscienza in
pregarla in cose simili. Prego V. S. Illma e Rma tenermi presente alle sue
preghiere, e col desiderio di molti suoi comandi, costantemente mi raffermo
ecc. "
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