629. AD UNA SUPERIORA DI MONACHE DI SUA DIOCESI.

Severissimo castigo da infliggersi ad una Conversa, rea di grave colpa.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 20 NOVEMBRE 1769.

Molto revda Madre e Signora Pna ossma,

Sommo è stato il rammarico che io ho inteso in leggere, nella favoritissima di V. R., che una di coteste sue converse, dopo di aver ingiuriata una corista e dopo di aver resistito a lei, abbia avuta la temerità di rompere la clausura ed uscire fin nella pubblica strada di questa terra.

La detta conversa dunque è incorsa nella scomunica, dalla quale io non ho facoltà di poterla assolvere; e perciò fa d'uopo scrivere a Roma, e su di ciò si regoli con cotesto Signor arciprete, cui non rispondo per mancanza di tempo.

Tale indegno attentato meriterebbe un severissimo castigo, sì per reprimere la diabolica audacia della medesima, che per l'esempio delle altre; tuttavolta, volendo far uso di qualche moderazione, voglio che si dia la seguente pena alla detta conversa: cioè che, per mesi sei, sia priva della comunione; che per li detti mesi sei non cali affatto alla grata, e finalmente che per li suddetti mesi sei, due volte il mese cioè ogni quindici giorni, digiuni in pane ed aqua, e tal digiuno lo faccia nel pubblico refettorio; e se non sarà in tutto obbediente, se le darà altro più severo castigo.

Per carità, stia accorta a non far lasciare le chiavi vicino la porta.

E benedicendo tutta la Comunità, mi soscrivo, pregandole a raccomandarmi al Signore nelle loro orazioni, ecc.

Conforme all'edizione romana.