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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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647. AL P. D. ANGELO MAIONE, A NAPOLI.

Istruzioni per la lite mossa contro la Congregazione.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe !

ARIENZO, 24 SETTEMBRE 1770.

Io voleva già scrivere una lettera al marchese Tanucci ed un'altra al Sig. duca Invitto, cercando solamente di darci tempo di essere intesi; ma ho pensato meglio di aspettare la


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notizia di quel che avverrà domani martedì, nella Camera. Onde avvisatemi minutamente tutto ciò che si farà domani.

Voglio scrivere anche a Celano,1 acciocché in questa tempesta si muova con calore ad aiutarci e far sentire a' ministri la verità delle cose; altrimenti saranno perdute tutte le fatiche che egli ha fatte per noi.

Voglio scrivere anche a Barracano per infervorarlo. Ma pregate il P. Fiocchi che impegni Celano che senza meno vada a parlare a Tanucci, perché Celano ci ha qualche fiato con Tanucci, e si fa meglio sentire.

Gli amici nostri2 si vede che operano sotto acqua. Avranno empito la capa (testa) di Tanucci e di Invitto di mille falsità contro di noi, e perciò pretendono che con le prime loro dicerie si decida la causa contro di noi, senza che le cose siano esaminate. Onde tutto il punto sta ad ottenere che siamo intesi; perché così si chiarirà la mente di Tanucci e di Invitto.

Già vedo che la tempesta è grossa. Scrivete voi, scriverò anche io a tutte le case, acciò accrescano le orazioni e per nove giorni dicano tre litanie alla Madonna in diversi tempi, acciocché Dio ci liberi da questa tempesta

Frattanto, procurate di non atterrire i Fratelli della Congregazione; mentre Fr. Paolo già andava dicendo che la Congregazione stava in pericolo di dismettersi. Un tal timore può fare licenziare più d'uno, e far venire la tentazione di licenziarsi.

Avvisatemi se il Sig. Cito sbrigò poi quella relazione che dovea fare per noi. E bisogna accudire a Cito, il quale molte cose forse le riferirà a voce: onde esso ci può molto aiutare, o molto nuocere.

La benedico e resto

Fratello ALFONSO MARIA.

[P. S.] Gloria Patri ! Ho ricevuto la seconda vostra, la quale mi ha sollevato, perché questa seconda è tutta diversa dalla prima. Altro di questo per ora io non desiderava, se non che ci dessero tempo di essere intesi. Onde non servono più le lettere


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che voleva fare a Tanucci ed a Invitto; ma se mai fosse espediente qualche lettera di queste, scrivetemelo: ché lo farò. scrivetemi che cosa si ha da cercare.

Ho pensato però di fare una lettera a Monsignor [Matteo] Testa, acciocché parlasse a voce a Tanucci e [lo] sgombrasse di qualche apprensione che tiene con noi, e gli dicesse le nostre miserie, e che ci appongono più cose non vere.

Pensateci ancora voi, e scrivetemi che cosa potrebbe dire Mgr Testa a Tanucci, e non vi scordate rispondermi sopra. Monsignor Testa ci vuol bene ed ha molto fiato con Tanucci, il quale, certamente, teneva il testo di accuse, fattegli dagli amici contro di noi.

Tutta l'attenzione nostra per ora ha da essere di procurare che gli avvocati, e specialmente Celano, non lascino d'informare bene il Sig. Invitto della verità de' fatti; perché, se guadagnamo la grazia di Invitto, sarà guadagnato il tutto. Scriverei una lettera di raccomandazione al zio D. Domenico Caravita; ma penso che è cosa perduta, mentre quello è cadavere, né Invitto fa conto del zio.

Io spero che Celano non ci voglia lasciare; ma se mai scorgeste che Celano poco ci vuol aiutare, io avrei in Napoli un buono avvocato molto conosciuto da Tanucci, il quale avrebbe genio di favorirmi. Ma di ciò non so né posso parlare, se non quando vediamo che Celano poco ci vuole attendere.

Frattanto prego il P. Fiocchi (il quale spero che già stia costì) che non pensi di tornare a Ciorani, se non lascia le cose aggiustate o almeno in buono stato; e se bisogna, manderò anche a chiamare il P. Vicario [D. Andrea Villani], il quale con Celano ha più autorità. Se io mi potessi muovere e non fossi ridotto ad esser cadavere, come sono, verrei di persona a Napoli. Ma la forza ha da essere di far conoscere la falsità delle cose che ci oppongono, e questo l'hanno da fare gli avvocati; e nella sessione è buono che siano due, acciocché quel fatto che non sa uno, possa suggerirlo l'altro. E qui si ha da attendere che gli avvocati stiano bene intesi del tutto.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.




1 D. Gaetano Celano, celebre avvocato, che difendeva la causa della Congregazione.



2 Gli amici nostri, cioè Maffei ed il Barone Sarnelli.




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