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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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692. AL P. D. ANDREA VILLANI.

Carità del Santo col suo ex secretario.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 17 MAGGIO 1772.

Il segretario antico D. Felice [Verzella] già mi ha scritto licenziandosi da me,1 e scrive che già si manda a pigliar le sue robe.


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Scrive di più ch'egli teme che i Padri nostri, e specialmente quelli di Caposele, abbiano da dire qualche cosa di male di lui, dopo ch'egli ha faticato per la Congregazione.

Io gli ho scritto assicurandolo che stia sicuro; perché affatto niuno parlerà contra di lui.

Perciò prego V. R. di avvisar questo a tutti, e particolarmente a quelli di Caposele quando saran dimandati perché si è licenziato da me D. Felice, che rispondano che non ne sanno niente, e dicano sempre ch'esso mi ha cercata licenza: il che è verità.

Scrissi a M. B. per quello soggetto proposto; ora mi ha scritto che questi non può venire per una lite che tiene, e mi ha proposto ed approvato un altro sacerdote; ed io gli ho scritto che me lo mandi subito.

Avvivatemi se il P. Blasucci vi ha scritta la tempesta, passata colà, ma riuscita poi di molta gloria de' Padri, come già vi scrissi nell'ultima mia.

Avvisatemi soprattutto come state di salute co' dolori de' reni.

Benedico V. R. e tutti.

Fratello ALFONSO MARIA.

Conforme all'originale che si conserva nell'archivio di Pagani.




1 D. Felice Verzella, ancorché si licenziasse dal Santo, non perdette mai l'affetto e la venerazione che ebbe per lui ne' dieci anni che gli servì da segretario. Non sarà discaro al lettore conoscere quanto questi depose nel processo di Beatificazione.

" La prima volta -così egli- che ebbi la sorte di conoscere di persona il Ven. Servo di Dio, che sentivo sempre nominare con fama di santità nella mia patria, fu nel Sabato Santo dell'anno 1752; imperocché, essendo io stato ad ordinarmi sacerdote dal vescovo di Lettere, Mgr Giannini, nel ritorno, dovendo passare per avanti questa casa di S. Michele di questa città di Nocera, dove dimorava il Servo di Dio, volli vederlo; come in fatti li baciai la mano nella sua propria stanza, e mi fece una esortazione a corrispondere ai doveri del sacerdozio che aveva preso, e soprattutto mi ricordo specialmente che mi disse queste precise parole: figlio mio, Dio ti guardi di celebrare in peccato mortale una volta; perché ci farai l'abito, disprezzerai tutto, e sarai sicuramente dannato come Giuda; attendi allo studio ed alla orazione; e mi regalò un libriccino delle sue Massime eterne, che ancora io serbo con somma divozione. Essendo poi fatto vescovo l'anno 1762, e ritrovandomi io ne' santi esercizî nella casa della Congregazione di S. Angelo a Cupolo, fui richiesto da molti Padri, e specialmente dal fu P. D. Girolamo Ferrara a voler servire da segretario al detto Ven. Servo di Dio; come già feci nel mese di luglio dell'anno 1762 che fu il primo mese del suo possesso, e lo servìi in questa qualità sino all'anno 1772, avendomi io allora licenziato per le mie indisposizioni, e non essendo più atto a poterlo servire per mancanza di vista ed altri miei corporali acciacchi. E per lo spazio di tutto questo tempo io continuamente lo trattai, ci parlai delle cose appartenenti all'officio ed al governo, ed ogni sabato ascoltai le sue confessioni, a riserba di qualche fiata che stava infermo o assente. Onde, tanto sì dalla prima volta che li baciai la mano. in questa casa di S. Michele, come poi in tutto il decorso che lo servìi da segretario, ci presi una particolare divozione ed affetto."






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