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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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711. AL PRINCIPE DELLA RICCIA.

Il Santo declina destramente la mediazione di lui in favore di un pretendente ad un canonicato.

ARIENZO, 8 MARZO 1773.

Eccellenza,

Sa molto bene V. Ecc. quanto venero i suoi comandi.1

Il sacerdote D. Gennaro Mauro di Moiano, che aspira al canonicato vacato nella mia cattedrale di Sant'Agata, non ancora ha presentato i suoi requisiti in questa mia curia; onde, quando li porterà, io li rappresenterò puntualmente a S. Santità, nostro Signore; ma bisogna impertanto che il surriferito sacerdote si raccomandi a Dio, acciò faccia conoscere al Papa che i suoi requisiti sono maggiori di quelli degli altri.

Ed attendendo molti suoi comandi, con tutto l'ossequio e pieno di stima mi raffermo

Di V. Ecc. Umo, devmo ed obblmo servo

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.




1 Il P. Tannoia, nella Vita del Santo (lib. III, cap. 32), narra la cosa così: " Un sacerdote di Moiano, che aveva il prurito del canonicato, sentendo esserne vacato uno nella cattedrale, vi interpose la principessa della Riccia. Alfonso, avendone ricevuti i comandi, se ne cavò fuon con tal prudenza che non le negò la domanda, né la compiacque, ma rescrisse al principe in questi termini . . E referita la lettera, il Tannoia soggiunge: Alfonso poi mandò bensì a Roma i requisiti, ma non già la commendatizia né finché egli risiedé in diocesi fu mai canonico il pretensore.






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