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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
722. AL P. D. ANTONIO TANNOIA, NELLA CASA D'ILICETO.
Ne accetta la rinunzia ad un impiego, e si lagna de' soggetti perturbatori della pace.
Rispondo alla vostra.
Vi accordo la rinunzia di esser consultore, ma con mia ripugnanza.
Fate così: scegliete voi costì il soggetto che vi pare più abile, e pubblicate costì che quello io voglio consultore.
Ma se non siete consultore, siete figlio della Congregazione. Onde, quando occorre qualche cosa notabile di bene o di danno,
voglio che ne avvertiate cotesto nuovo Rettore, il quale è inesperto, e tanto meno esperto delle cose di costì.
Se non l'avvertisce V. R., chi l'ha da avvertire?
Lodo poi vostra moderazione per le cose occorse.
Io non intendo poi quale sia la maschera che vi hanno apposta, e creduta dal P. Vicario ed altri.
Il P. Vicario ed io sappiamo la vostra bontà; e dall'operato potete argomentare il mal concetto che abbiamo fatto di quelli soggetti, che hanno suscitata la tempesta. Ora si stanno spartendo come meglio si può; ma se non si rimettono in tutto, io sto risoluto di cacciarli tutti.
Gran cosa! Ora che Dio par che voglia sollevare la Congregazione, il demonio suscita tempeste dappertutto. Il povero P. Vicario prima è corso a Ciorani, poi a Benevento per queste tempeste e sollevamenti degl'imperfetti.
Vi prego a far orazione, perché il demonio fa fracasso.
Il vostro vescovo [di Bovino] mi scrive ora di buona maniera, e spero che stia restato più contento, col vedere levati molti soggetti che inquietavano cotesta casa.
Sia benedetto Dio che, in questi ultimi giorni di mia vita, mi fa provare tante amarezze per la Congregazione !
Vi prego a raccomandarmi ogni giorno alla messa, e vi benedico.
Conforme all'originale che si trova nel nostro collegio di Boulogne-sur-Mer, in Francia.