737. AL PRINCIPE DELLA RICCIA.

Rigore del Santo contro un bestemmiatore.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 26 DICEMBRE 1773.

Eccellenza,

Ricevei la veneratissima di V. Ecc. circa i conti di D. Giovanni Mango, per l'amministrazione de' beni del monistero delle monache d'Airola. Appresso ho parlato con D. Giovanni, e si eseguirà come V. Ecc. ha ordinato, che si veda l'affare fra i due avvocati del monistero e di D. Giovanni.

Partecipo poi a V. Ecc. che, nel casale di Forchia d'Arpaia, vi è un bestemmiatore orrendo, col nome di Carmine Giordano del quondam Giuseppe, che giunge a bestemmiare Dio medesimo e Gesù Cristo, sputandogli appresso.

Le bestemmie poi che proferisce contro Maria SSma, io non mi fido spiegarle in carta: tanto sono esecrande ed orrende; bestemmia la Nascita e tutti i Santi di continuo.

Io ho procurato poi di avere i testimoni di ciò, e sono quelli che sono scritti in questa carta, a parte.

Sappia V. Ecc. che quest'uomo infame è stato carcerato altra volta per la bestemmia, non ha molto tempo; ma poi

presto è tornato da capo. Al presente, ritrovasi già speditogli contro il monitorio da questa mia curia, non avendo adempito il precetto pasquale da tre anni in qua.

Onde bisogna che V. Ecc. inculchi a' suoi ministri colà che ne prendano informazione con cautela, perché l'uomo è furibondo, come mi dicono; e non solo lo faccia carcerare, ma faccia far la sentenza che si merita; giacché si è renduto incorrigibile.

Confido a V. Ecc. che sarà per degnarsi di far eseguire subito quanto la prego; mentre con piena stima e con tutto l'ossequio mi rassegno

Di V. E.

Umo, devmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.