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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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738. AL P. D. FRANCESCO ANTONIO DE PAOLA.

Sollecitudine del Santo per una seconda fondazione nella diocesi di Veroli.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 28 DICEMBRE 1773.

Il P. Vicario D. Andrea [Villani] mi ha mandato a leggere una lettera vostra, dove V. R. teme che io non voglia accettare la casa di Ceprano.

Io già vi scrissi, nell'altra mia, che questa di Ceprano la desidero sommamente; perché vi è modo da vivere, il quale modo per ora (se Dio non provvede) non ci è nella casa di S. Cecilia [Scifelli.]

Io, in mia vita, certamente non dismetterò la casa di S. Cecilia; ma il Rettore Maggiore che viene appresso, Dio faccia che non la dismetta! E ciò, torno a dire, sarebbe bene farlo sentire al Francese [Luigi Arnauld] ed al Vescovo.

E perciò scrissi al P. Cimino che attendesse ora a fissare questa casa di Ceprano, ora che il ferro è caldo e, se bisogna,


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lasciasse altre missioni ed anche Roma, dove, come vedo, vi è poca speranza, per mille cagioni che lascio di scrivere.

La paura mia è che quelli, che volevano cedere i due censi, non si facciano indietro; e perciò bisogna accudire col Vescovo, che può far molto, e fissare le cose; perché a noi non conviene di far vedere che facciamo molta premura per concludere quello che hanno offerto; giacché l'inferno non lascerà di far la parte sua.

Quando vi è il sostentamento, come scrissi, a poco a poco si farà la casa, la chiesa e tutto. Come si fece nella casa di Ciorani? e nella casa di Caiazzo? e si va a dire messa e predicare alla parrocchia o alla chiesa vicina. E così lasciate ogni altra cosa ed attendete a concludere per Ceprano, quanto più presto; ed avvisatemi se avete parlato col Vescovo, e che cosa ha detta il Vescovo, e se quelli di Ceprano persistono nella buona intenzione.

Su questa faccenda non ho ricevuto altra lettera da V. R. Io voglio che, durando il trattato di questa nuova casa, mi scrivete spesso e, se bisogna, ogni settimana.

Io torno a scrivere al P. Cimino che attenda ora a questo negozio di Ceprano, di andare a Roma, se ne parlerà appresso.

In quanto al carteggio delle lettere, mi scrisse il P. Cimino che per isparambiare [risparmiare] l'affrancatura, avessi io scritto nelle sopraccarte, non già Sora per Casamari, ma solo Sora; perché aveva una persona a Sora che gli avrebbe mandate le lettere.

 Mi scriva V. R. quale è meglio; perché se Cimino va a Roma, o pure quella persona di Sora non avrà cura di mandarvi le lettere, voi non le riceverete; all'incontro la via di Casamari mi pare via sicura.

Aspetto dunque presto risposta, e benedico V. R. e tutti, uno per uno.

Salutatemi il Vescovo, il Francese ed i Padri di Casamari, e specialmente D. Arsenio.

Di V. R.

Fratello ALFONSO MARIA.


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[P. S.] Io, ogni mattina, raccomando alla messa questa casa di Ceprano.

Dopo scritta questa, ho ricevuta una lettera dal P. Cimino, dove non mi dice neppure una parola di Ceprano, e neppure se dell'affare si è parlato col Vescovo; onde temo che sia andato in fumo ogni cosa. Avvisatemelo.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.




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