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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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742. AL MEDESIMO.

Propone il Superiore per una nuova fondazione, e parla di due candidati.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO [VERSO IL FINE DI FEBBRAIO 1774.]

Mando a V. R. le lettere di Veroli, venute a me con un certo giovane torinese, di cui scriverò qui in fine.

Io, come dissi, avevo destinato il P. Grossi per Rettore di Ceprano, per insinuazioni del P. Cimino, credendo che il P. Grossi fosse stato alla missione di Ceprano. Che genti di colà lo volessero; ma ora ho saputo che Grossi non è stato a Ceprano: onde ho scritto al P. Caione (come mi disse V. Riverenza) ch'esso prenda il governo della casa di Ceprano, e si pigli per compagno quello che meglio stima di colà, col consiglio del Padre de Paola.

La casa di Ceprano non è fermata ancora, ma a quest'ora già sarà conclusa, perché il vescovo è andato a posta a Ceprano per concludere.

Venne da me quel cantore di Montecorvino, il quale essendo di trentasei anni e senza scienza, (perché mi disse che li suoi studi li aveva fatti in Napoli da giovane, e poi li avea lasciati) non mi parea cosa di riceverlo; nulladimeno il P. Blasucci, avendogli parlato, dice che mostra abilità. Io non avrei difficoltà a tenerlo da convittore per uno o due anni, e farlo studiare fra di noi e vedere se può riuscire abile, e fargli osservare tutte le regole nostre: tanto più ch'esso dice che non porterebbe aggravio alla casa nostra; e poi si vedrebbe se può riceversi. Pensateci e scrivete quel che vi pare.1

In quanto poi al giovane venuto da Torino,2 è grande di


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ventisette anni ed è scarso. E vero ch'è stato al seminario per più di tre anni, ma per le sue infermità poco ha studiato.

Io gli ho detto che per esser ricevuto, bisogna il consenso de' Consultori; ma mi pare che non si possa licenziare, perché esso è stato chiamato a venire dal cellerario di Casamari, il quale dice che V. R. gli disse che l'avesse fatto venire.

Sia come si voglia, il povero giovane è venuto chiamato, ha fatto seicento miglia con pericoli che ha passati e con molta spesa. Dice che ha studiato filosofia e morale, ma non credo che vi sia fondato: del resto, pare di molta buona intenzione e galantuomo; la casa sua è la prima del suo paese; il fratello ha pigliato dieci mila ducati di dote; non tiene altri fratelli e sorelle; ma sopra tutto, posto che è venuto chiamato, non si può licenziare; se Dio non l'ha chiamato, si licenzierà da sé stesso. Parlate cogli altri e rispondetemi.

Frattanto io l'ho mandato a trattenersi a S. Angelo [a Cupolo.] Come vi ho scritto io, così la sente anche il P. Blasucci, il

quale dimani andrà a S. Angelo, incerto se ha da fare gli esercizî a' preti o alla Nunziata. In Benevento, vedrà che ha da fare.

Vi mando la lettera scritta da Veroli.

Fratello ALFONSO MARIA.

LP. S.] Il P. Blasucci dimani, venerdì, va a Benevento. Il P. Mancusi passa ad Airola, a dar gli esercizî alle monache insieme col P. Lauria.

Conforme all'originale che si trova presso il Cavaliere Giancarlo Rossi, in Roma.




1 Questo cantore, originario di Montecorvino si chiamava Gabriele Maiorino. Fu ammesso nella Congregazione, fece i voti nel 1775 e morì poi in Pagani il 21 ottobre 1800.



2 Questi era il chierico D. Giuseppe Rustichelli, della terra di Coazzolo nella provincia d'Asti. Egli cominciò il noviziato a' 2 di aprile 1774, ma non fu ammesso alla professione.




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