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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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797. AL P. D. ANDREA VILLANI E AGLI ALTRI PADRI IN MISSIONE, NELL'ARCHIDIOCESI DI CAPUA.

Indica alcuni esercizî ed il modo di praticarli nelle missioni.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 26 APRILE 1775.

Questa mia lettera, il Superiore la faccia sentire a tutti i Padri, quando stanno uniti.

Io con molte fatiche, ho fatto fare la figura in tela del Crocifisso, per dimostrarsi al popolo nell'ultima sera della Vita divota, portando in giro per la chiesa la santa immagine in alto,1 come si fa colla figura dell'anima dannata; ma niuno di voi mi ha dimandata la figura del Crocifisso: onde la mando e, terminata la missione, rimandatemelo subito.

Dio faccia che almeno abbiate la figura dell'anima dannata! per lo che vi mando la figura, che tengo qui; ma se avete la


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vostra, rimandatemi, per la persona che viene, quella che ora vi mando.

Non vi scordate di far fare la processione della Madonna in una delle sere, secondo il modo che io ho praticato. Credo che avete costà già la statua della Madonna.

Questa processione poi si fa in una sera susseguente alla predica della Madonna. Scrivo il modo come si fa, e fatelo sentire a tutti:

Si appunta col clero che, quando avranno l'avviso, accompagnano la Madonna colle torce. Terminato l'atto di dolore, si dirà: E Mamma nostra, dov'è? Chiamatela! Dite che noi stiamo afflitti, perché non la vediamo, ditele che venga presto a consolarci. La porta grande starà chiusa in tempo della predica. Quando poi il predicatore darà il segno, si aprirà la porta, e comparirà la processione e quelli che portano la Madonna sotto il pallio; ed allora, in comparire le torce nella chiesa, il predicatore dirà: Ecco la Mamma nostra, che già viene a consolarci!

Questa è una funzione che muove a tenerezza anche le mura, quando è fatta secondo l'ordine descritto.

Di più, in qualche paese corrotto, come sono per lo più i paesi di Terra di Lavoro, e dove regna qualche vizio particolare come la bestemmia, la disonestà o altro, fa molto profitto la maledizione de' peccatori, abituati in quel vizio.

Il predicatore si metta la cotta colla stola negra dopo l'atto di dolore; poi prenda con una mano una torcia di pece e dica: Io non maledico le persone dabbene, né i peccatori pentiti, ma solo coloro che non sono risoluti di lasciare il vizio. E poi cominci a nominare i vizi particolari: i bestemmiatori, quelli che portano odio, i padri e madri che permettono alle figlie di parlare a loro voglia cogl'innamorati, e peggio se li fanno entrare nelle loro case. E quindi dica il predicatore: Tutti gli ostinati in questo vizio, Iddio li maledice, ed io ancora da parte di Dio li maledico.

E mentre dice li maledico, alza la voce a terzo tuono, e suona coll'altra mano il campanello; e procuri di avere il più grande che può avere.


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Taluno de' nostri ha detto che questa funzione troppo terrore. Dio mio! e perché si fa? Si fa appunto per mettere ed imprimere terrore a quel vizio.

Conviene poi, prima di cominciare questa funzione, dire al popolo: Sentite, Davide nella Scrittura maledice i peccatori ostinati: maledicti qui declinant a mandatis tuis; e così bisogna che li maledica ancor'io. E poi si metta la cotta, e faccia sonare ancora a morto colla campana grande.

Questa funzione giova molto ne' paesi grandi, e tanto più ne' paesi di Terra di Lavoro, come sono S. Maria di Capua e credo anche Marcianise.

Si astengano poi i Padri di far sapere al clero del paese questa funzione, quando si ha da fare; acciocché non si mettano a contraddirla ed a fare i dottori, che non conviene che troppo terrore ecc.

Il terrore si solo agli ostinati, o a quelli almeno che, dopo le prediche intese, non sono ancora risoluti veramente di darsi a Dio.

Questa funzione, io l'ho fatta fare da' Padri quasi in tutt'i paesi della diocesi; ed ha fatto profitto e non ha cagionato quel male che dicono alcuni.

A' predicatori raccomando specialmente certe cose che debbono replicarsi più volte, come sono:

Inculcare sopra il peccato di lasciare [in confessione] i peccati per vergogna.

Replicare più volte nelle prediche il fuggire l'occasione, quanto si può.

Il raccomandarsi a Dio, e specialmente quando si affaccia la tentazione, particolarmente nelle tentazioni di carne.

Replicare in ogni predica l'amore che dobbiamo a Gesù crocifisso e la divozione alla Madonna, e non parlarne solo nella Vita divota e predica della Madonna.

Quando in un paese vi è qualche vizio più usuale, come di vendicarsi, o d'impudicizia, o di rubare ecc., bisogna inculcare più volte sopra questo vizio.


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Nell'atto di dolore, si faccia tacere il popolo.

Nel dare i motivi di dolore, si diano al più due o tre, e questi motivi farli differenti tra loro nelle prediche, e farvi attenzione particolare in ogni predica che si fa.

Ogni sera, dopo l'atto di dolore, si faccia domandare una grazia particolare alla Madonna.

Qualche Ave Maria, domandata da' particolari, si faccia dire prima della predica, non dopo la predica; acciò il popolo non si raffreddi, ma se ne vada piangendo alla casa.

La prego di comunicar questi avvertimenti anche agli altri Padri nostri, specialmente ai giovani.

Benedico V. R. e tutti.

Fratello ALFONSO MARIA.

[P. S.] Prego questa lettera di conservarla anche per gli altri in avvenire.

Faccia dire un Ave Maria ogni sera per la lite. Da Napoli, per la lite, non ho alcuna notizia speciale.

Conforme ad un'antica copia.




1 Di questa figura, ecco ciò che dice il P. Tannoia nella Vita del Santo: " Affine di imprimere sempre più vivamente ne' cuori di tutti la memoria della Passione di Gesù Cristo, Alfonso fece esprimere in una gran tela la sua immagine di grandezza naturale, ma così lacero nelle membra " che commoveva anche le pietre. Quest'immagine volle che, nell'ultima " sera della Vita divota, in ciascuna missione si portasse in giro per la chiesa, a fine d'imprimerla così nel cuore di tutti e di infervorare tutti ad amarlo. Nello stesso modo, per muovere i cuori a compassione dei dolori della Vergine, volle che anche la statua di Maria addolorata si esponesse e si portasse in giro. "






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