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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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813. AI PADRI E FRATELLI DELLA CONGREGAZIONE DEL SS. REDENTORE.

Da alcuni avvertimenti per tutti, e speciali per quei ché vanno in missione.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe !

NOCERA, 4 NOVEMBRE 1775.

Fratelli miei carissimi.

Infervorate le orazioni, perché i contrari fanno più forza per atterrarci.1

Metto qui alcuni avvertimenti generali.

L'orazione mentale si fa per considerare le massime eterne e per pregare Dio che ci aiuti.

Ai secolari l'orazione serve più per considerare le massime eterne che per pregare; ma a voi, che state bene intesi delle massime eterne, è più necessario il pregare.

Gesù Cristo dice: Si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis. Ed in altro luogo: Si quid petieritis me in nomine meo, etc. Onde cercate sempre le grazie a Dio in nome di Gesù Cristo, ed a Gesù Cristo in nome suo.

E specialmente cercate sempre l'amore divino e la grazia di essere tutti suoi, e replicate più volte: Dio mio, in nome di


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Gesù Cristo fatemi tutto suo. E poi aggiungeteci sempre la preghiera alla Madonna: Fammi tutto di Gesù Cristo.

Ora che cominciano le missioni, non vi scordate di predicar sempre, nella predica, nell'istruzione, negli esercizî, rosario, sermoni ecc., e raccomandar sempre (intendo più volte il giorno) l'amore a Gesù Cristo e specialmente a Gesù appassionato, e la preghiera di raccomandarci sempre a Gesù e Maria in ogni tentazione.

Questo è per gli altri; per quelli poi che escono fuori alle missioni, state attenti ad offerire a Dio non solo quelle fatiche che piacciono, prediche, esercizî ecc.; ma anche quelle che dispiacciono e non vi si ha genio, dottrina, rosari, sentimenti, confessare uomini, infermi, vecchi ecc.; qui sta il merito.

E perciò raccomando a tutti una rigorosa ubbidienza, e l'obbligo a tutti i Superiori delle missioni a darmi notizia di tutti quei soggetti, che facessero qualche disubbidienza notabile al Superiore delle missioni; il quale voglio che sia ubbidito come sarei ubbidito io, se fossi presente. E questo che impongo per le missioni, l'impongo ancora per tutti gli esercizî che si faranno nelle case, così per li forestieri come per la Comunità.

Fratelli miei, se ci portiamo bene, Dio ci mantiene; se no, certamente ci distruggerà.

E perciò a me non tanto dispiace, quando alcun soggetto sta infermo o pure lascia la Congregazione, (dico buon viaggio!) quanto mi dispiace, quando li Fratelli miei fanno difetti, e specialmente di disubbidienza o contro la povertà.

Benedico ora tutti, uno per uno.

Pregate e fate pregare per la persecuzione che passiamo, la quale ora sta in maggior fuoco; ma spero a Gesù Cristo ed a Mamma Maria che non ci abbandonino.

E preghi ognuno ogni giorno per me, per la morte che mi sta vicina: mentre io non fo altro che pregare sempre per voi ché vi stimo assai più di tutti i miei parenti.


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Siate benedetti, e siano benedette le vostre fatiche che farete nelle missioni e nelle case.

Delle RR. VV.

Fratello ALFONSO MARIA.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma




1"Adoperandosi di continuo presso il Re i nostri nemici- così il Tannoia- le replicate loro accuse, che succedevano senza interruzione l'una all'altra, non potevano non far qualche breccia nell'animo del marchese Tanucci. Vedendo questi in questo affare un gran garbuglio, e volendo metter le cose in chiaro, a' 3 di ottobre del medesimo anno 1775, spedì tre dispacci: il primo a Ferdinando di Leon, fiscale della giunta degli abusi; il secondo al commissario di campagna, D. Biagio San Severino; ed il terzo al duca Turitto, avvocato fiscale della real Camera.

In essi, ci comanda che, uniti tutti i processi e le accuse che tanto nella Camera di S. Chiara quanto in quella della Sommaria e nella real Delegazione esistevano contro de' nostri, lo stesso fiscale di Leon, unito con altri due, esaminasse il tutto, e desse intorno a ciò il suo voto alla Maestà del Sovrano, rimettendo le carte alla prima Segretaria. "






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