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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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840. AL P. D. PIETRO PAOLO BLASUCCI, NELLA CASA DI FROSINONE.

Pratiche ad ottenere l'approvazione Pontificia per la casa di Frosinone; sentimento del Santo quanto all'accettazione di alcune donazioni, ed altre cose relative a missioni in Sicilia.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

NOCERA, 11 NOVEMBRE 1776.

Io ho scritta un'altra mia lunga per via di Roma, e l'ho consegnata a D. Francesco Massoni; perché ieri si partì da qui. Io la scrissi al P. De Paola, ma gl'imposi che la leggesse tutta a V. R., a cui intendeva principalmente di scriverla.

Abbrevio ora il contenuto, ed è questo: Massoni dice che in ogni conto l'affare dell'approvazione Pontificia si deve procurare di concludere quanto più presto, ora che il ferro è caldo;


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perché appresso possono mutarsi le buone speranze che ora vi sono; e questo sarebbe anche il sentimento mio.

Se mai V. R. avesse altro sentimento, me lo scriva. Del resto, io per me dico che al presente (se bisogna) debbono lasciarsi, oppure trasportarsi le missioni, per concludere il negozio principale della fondazione.

Pertanto ho scritto nell'altra mia che bisognerebbe che V. R. con un'altro Padre (e meglio sarebbe il P. Costanzo, il quale si trova già parlato coll'abate Eugenio) subito andaste a parlare al detto Eugenio per concludere il negozio.

L'abate disse, essere espediente pigliar la via della Dataria; onde io ho scritto due lettere: una al Papa, cercando la grazia dell'approvazione, e l'altra al Cardinal Negroni che si trova Datario, ed è molto mio amico sin da che fui in Roma a consagrarmi; ed ho pregato il detto Cardinale che proteggesse la mia lettera scritta al Papa.

Le mentovate due mie lettere, le riceverete da Roma per mezzo di D. Francesco Massoni.

Non le ho suggellate, acciocché le leggiate prima di dar loro cammino.

Ora, per maggior cautela, mando due altri fogli da me firmati, acciocché se mai pare a V. R. di aggiustar meglio le suddette due lettere, voi le aggiustiate. Del resto, tutto dovete indirizzare in Roma col consiglio del Sig. abate Eugenio, parlandoci a voce; perché penso ch'esso forse voglia fare tutto col Papa e col Datario, senza bisogno delle lettere mie.

Avvisatemi dunque, se risolvete di andare in Roma, se stareste in casa del detto Sig. Massoni, come siamo restati appuntati.

Penso poi, esser sempre necessario o almeno conveniente di parlare al vescovo, prima di andare in Roma, e prendere il suo consiglio, almeno per non disgustarcelo, dopo ch'egli ci ha fatta tanta carità.

Il Sig. D. Francesco Massoni diceva che, se la spesa del Breve ha costato 50 scudi, quella dalla Dataria costerà forse


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molto più del doppio; onde pensava allo sparambio [risparmio], con procurar l'approvazione per via della Congregazione de' Vescovi e Regolari, o pure per via del Concilio.

Ma ciò a me non piace; perché, in quanto alla Congregazione de' Vescovi, vi è il Cardinale [Francesco] Carafa per Prefetto, che non molto ci favorisce e si è dichiarato in qualche modo contrario.

In quanto poi a quella del Concilio, è vero che può sparambiarsi la spesa; ma non so se per tale strada avremo così facilmente, come promette il Sig. Eugenio per via della Dataria.

In ciò può giovare il consiglio del vescovo di Veroli. Del resto, nel dubbio io penso esser sempre meglio accertare il negozio, poiché per la spesa Dio ci aiuterà; tanto più che, avuta la grazia, non è difficile l'ottenere dal Papa qualche rilascio, maggiormente col favore del Datario che mi è amico. V. Riv. rifletta a tutto e poi mi scriva.

Non altro. Resto.

Fratello ALFONSO MARIA.

[P. S.] A principio della fondazione, mi scrisse il P. Costanzo che un certo sacerdote, di casa Ciceroni, volea donarci un pezzo di terreno, attaccato a quello della presente chiesetta, e si pensava ivi fare la fabbrica più grande del Collegio; ma questo terreno di Ciceroni ora non lo sento più nominare. Mi scrissero che si aspettava il consenso del fratello.

Avvisatemi che cosa ci è, perché questo pezzo sembrerebbe necessario; e se il fratello ripugna di dare il consenso, vedete se, per via di amici, si potesse fare qualche manifattura.

Ho inteso poi che il vescovo di Sora vuol procurare che le rendite, lasciate dal duca di Sora a lui come vescovo per le spese delle missioni, si assegnino alle case nostre di Veroli.

Sempre che noi non mettiamo penna in carta e non facciamo atto positivo e scritto di accettazione, io direi che lasciamo fare, perché non siamo tenuti a dar conto de facto alieno; ma se volessero poi che noi accettiamo il legato con atto positivo, stando il legato fatto in Regno, non possiamo farlo: per non incorrere alla stess'accusa, in cui siamo incorsi per i legati di


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missioni, accettati in Benevento. Onde noi restiamo sciolti; all'incontro, quando ci somministreranno i danari, faremo con quelli le missioni, senza però acquistare alcun dritto sovra le dette rendite.

Dopo scritta questa, ricevo lettera dal Sig. vicario Spoto (siccome avrà scritto anche a V. R.) colla notizia che la Giunta di Palermo ha fatta la consulta tutta a favore di Campofranco.1 Amen! è andata a messa la missione di Girgenti. Gran cosa! Il marchese Tanucci disse che le 100 once non toccavano affatto a Campofranco; e poi commette l'affare alla consulta di Palermo, che già si sapeva tutta favorevole a Campofranco. Ma ora Tanucci non vi ha più che fare.2 Il Sig. Spoto voleva che V. R. venisse in Napoli, subito che fosse arrivato il Cardinale Branciforte3. Io gli ho scritto che V. R. non può lasciare gli affari che tiene per le mani; ma che subito all'arrivo del Cardinale in Napoli, gli avrei fatto parlare dal P. Maione. Ed al Cardinale ancora ho scritta una forte lettera; ma del Cardinale poco ne spero, tanto più che ora Campofranco avrà il nuovo ministro, Sig. marchese della Sambuca, tutto a suo favore.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.




1 Mgr Andrea Lucchesi avea costituita una rendita annua per le missioni de' nostri nella diocesi di Girgenti; ma il principe Campofranco, come l'abbiamo di già altrove accennato (alla pag. 92 di questo volume), fece ogni sforzo per render nulla la disposizione del pio prelato.



2 Non era più ministro di Stato.



3 Antonio Colonna Branciforte, vescovo di Girgenti dal 15 aprile 1776, fu promosso agli onori della sacra Porpora il 26 settembre dello stesso anno.




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