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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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846. AL P. D. FRANCESCO ANTONIO DE PAOLA, NELLA CASA DI FROSINONE.

Lietissimo gli annunzia la notizia dell'approvazione ottenuta, e parla de' suoi effetti e di un tal contratto.

Viva Gesù, e Maria!

[VERSO IL 24 GENNAIO 1777.]

Stasera appunto, verso una ora di notte, ho ricevuta l'altra vostra, dove mi avvisate che già l'approvazione è stata proposta dal Pro-Datario, ed è stata approvata.

Onde non abbiamo altro che fare che ringraziare Gesù colla faccia per terra.


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Io ho scritto a Monsignore di Veroli, ringraziandolo sommamente, giacché tutto è stato opera sua.

Io credeva che, se avesse avuta l'approvazione a dirittura dal Papa, sarebbe stata più ferma; ma ora sento che tutte le approvazioni nella Romagna così si fanno, e sono fermissime; tanto più che, in Frosinone, vi è preceduto l'assenso per la fondazione, dato nel Parlamento col possesso conferito dal Vescovo.

Credo che il P. Blasucci sarà contento di questa approvazione; perché, come sento e come dice Monsignore di Veroli, dello stesso modo si sono approvate le altre case di Roma. Bisogna che ci accomodiamo agli stili, secondo che si praticano queste cose.

signore, avvisatemi quando avrete l'avviso del costo della Bolla, perché spero subito di mandarlo tutto. Avvisatemi come lo volete. Penso in fede di credito. Avvisatemi se volete una o più fedi.

Circa quella pretensione del padronato di quel [manca une parola per uno strappo], vedete di tirare a sbrigarla; perché non vorrei che ci restasse questo taccolo. Di più, scriverò a Fr. Michele [Ilardo] per i libri.

Sento che all'avvocato Buonpiani V. R. vorrebbe regalargli una pezza di tela. Un poco adagio; perché vorrei vedere prima di aggiustare i danari della Bolla, acciò non mi mancassero.

Io tengo qui pigliate 9 canne di tela per 6 camicie, per regalarle ad uno a cui di poi non ha servito.

Vedete se potessero passare per ora queste 9 canne; perché subito le manderei, atteso che, per esigere la mia pensione, avrò da aspettare sino ad ottobre, giacché allora matura il grano ed esigo. Avvisatemi.

Del resto, il pensiero mio per la pensione non è tanto di aiutare questi miei compagni di Napoli, quanto quelli della Romagna.

Ora che si stabiliscono le due case di Frosinone e di Scifelli, avrei a caro di stabilire quel contratto con Araldi [Arnauld];


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perché è vero che col prendere il censo più si rifonde che si esige, ma col tempo si dee vedere se il territorio può fare qualche avanzo notabile; poiché se veramente non vi fosse speranza, anche col tempo, di fare qualche avanzo, perché abbiamo da far un contratto in cui dovremmo ogni anno rifonderci? E questo è quello che mi scrisse il P. Blasucci.

Esaminate bene la cosa, acciocché io mi possa regolare.

La benedico e resto

Di V. R.

Fratello ALFONSO MARIA.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.




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