873. AL P. D. FRANCESCO ANTONIO DE PAOLA, NELLA CASA DI FROSINONE.

Parla d'interessi e cerca notizie delle due case nello Stato Pontificio.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

NOCERA, 19 SETTEMBRE 1777.

Di nuovo raccomando l'osservanza, acciò niuno si lamenti, e di nuovo la pace.

Aspetto se la minuta si è cominciata a stendere per l'affare di Araldi con Campanaro, come già vi scrissi.

Non siete più che quattro, a Scifelli cinque: spero mandarvi un altro con qualche soccorso.

Io sono stato malato con un catarro di petto. Uno di questi catarri mi ha da mandare all'altro mondo; ma per grazia di Dio, sto meglio.

Se il Signore si compiacesse, vorrei vivere sino a tanto che potessi, colla pensione, giungere a compire la causa del padronato della chiesa, ed anche a vedere compito il presente appartamento cominciato. Spero che Dio mi darà questa consolazione.

Avvisatemi a quale stato stanno ora le camerette, vicine alla chiesa.

Per ora non tengo altro che dieci carlini incirca, ma spero tra breve aver danari da Sant'Agata.

In questo tempo che vi è l'affare della fabbrica, l'affare di Araldi, l'affare del padronato, scrivetemi ogni settimana, acciocché io possa sapere quello che ci è, e possa regolarmi.

Non altro. Benedico V. R. e gli altri compagni.

Di V. R.

Fratello ALFONSO MARIA.

[P. S.] Ho mandato a chiamare il P. Mascia da Ciorani, per farlo preparare a venire a Frosinone. Questo giovine è di buoni costumi ed è docile.

Avvisatemi poi se vi è qualche chiamata di missione in Regno, dove (contro quel che prima aveva scritto io) ho considerato che ben possiamo fare missioni; perché non siamo forastieri, ma regnicoli. Ma non appuntate missioni, se prima non me lo scrivete, acciò le cose vadano ordinate.

Conforme ad un'antica copia.