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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
961. AL MEDESIMO.
Dice quale fosse il sistema di tutti i governi d'allora, riguardo agli Istituti religiosi, e su qual base era possibile stabilire un miglioramento per le case del Regno.
Don Francesco mio, parlando del sistema da tenersi per la nostra Congregazione, se noi pretendiamo che il Re lasci il sistema oggidì comune di tutte le potenze secolari (dell'ammortizzazione di tutti i beni laicali), è tempo perduto. Tutti i principi oggidì e tutti i loro ministri difendono assolutamente il detto sistema.
Per noi, l'unica speranza è che il Papa ci accordi quel che Innocenzo XI concesse a' sacerdoti e chierici di S. Giuseppe nell'anno 1684, mutando i voti di povertà, castità ed ubbidienza ne' semplici giuramenti (siccome si legge nel Bollario di detto Innocenzo XI pag. 420 e 421.) di queste virtù, siccome sta
posto nel Regolamento mandato a noi dal Re. Ed in tal modo i Congregati del regno di Napoli si regoleranno come il Re ha prescritto, e quelli della Romagna e di Benevento seguiranno a regolarsi colla Regola, prima assegnata da Benedetto XIV.
Se noi vogliamo imprendere altro sistema, non otterremo nulla.
Pertanto bisogna supplicare il Papa [che ci conceda questa grazia], se desidera che questa nostra Congregazione, che sinora ha fatto molto profitto in Napoli e Sicilia, seguiti a dar frutto nelle nostre missioni.
Ho scritto al P. Caione che faccia tutta la diligenza, parlando al cardinale Banditi, di ottenere dal Papa questa grazia.
L'abbraccio caramente con tutti gli altri, e resto
Fratello ALFONSO MARIA, vescovo.
Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.