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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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974. AL P. D. FRANCESCO ANTONIO DE PAOLA, PRESIDENTE DELLE CASE NELLO STATO PONTIFICIO.

Gli domanda notizie; dice delle ragioni per cui non può rinunziare apertamente al Regolamento, e perché nemmeno gli è dato di scrivere direttamente al Papa.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

NOCERA DE PAGANI, 4 GENNAIO 1781.

Don Francesco mio, io dopo quella vostra lettera, dove V. R. promettea di volermi avvisare appresso qualche cosa di buono, non ho ricevuto altra notizia.

Già so ch'è stato tempo di ferie; avvisatemi se vi è qualche spiraglio di luce.

Io sto all'oscuro, e non ho d'intorno chi mi consoli.

Avvisatemi se avete ricevuta quella mia lettera che vi scrissi dopo la vostra.

Avvisatemi come passa il Sig. Zuccari,1 mentre V. R. scrisse che stava male.

Il P. Tannoia pigliò qualche confidenza con Zuccari, ma di ciò non si ricavò alcuna cosa di buono.

V. R. scrisse, se non erro, che desiderava il P. Tannoia; il medesimo sento ora che sta infermo.


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Scrivetemi, se mai lo desiderate; perché ve lo manderei, se vi fosse qualche apertura di speranza.

In somma, il Papa sta in collera con noi: vorrei sapere che cosa avrei da fare per placarlo. Vorrebbe che ributtassimo il Regolamento del Re; ma con ciò che cosa ne caveremmo, se non che perdere anche la grazia del Re ed esser licenziati da fare più missioni, con essere discacciati dalle quattro case, come già tutto vi scrissi.

Vi prego a scrivermi e darmi qualche luce; perché io non so che mi fare, né so qual via pigliare.

Non ho perduto però la speranza in Maria Vergine ch'ella mi aiuti, e metta in cammino questa povera barca così conquassata.

Come vi scrissi, qui a noi non mancano chiamate di missioni, oltre le già fatte.

Non so più che dire. Preghiamo Dio sempre che non ci ab bandoni.

Io vi abbraccio, e saluto tutti i Fratelli.

Io da molto tempo avrei scritto a dirittura al Papa; ma come facciamo? ché dal Re viene a noi proibito di scrivere, senza la consulta precedente della Camera, e poi confermata dal Re.1

E ben noto al Papa da quante proibizioni noi ci troviamo stretti, et con tutto ciò il Papa ci mantiene in sua disgrazia, sapendo che noi non abbiamo alcun modo di aiutarci. Fiat voluntas tua!

Ora appunto ho inteso la lettera vostra, scritta al P. Cimino [due parole cancellate] confusione di confusioni; onde vedo che altro ora non posso fare, che impedire alcun ricorso de'

 


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nostri1, e così anche prego V. R. da ora a non fare alcun ricorso; perché ogni ricorso, per parte nostra, o anche per parte vostra, può finire di ruinare ogni cosa. Ma sempre che le cose stanno sospese, sempre vi può essere rimedio; mentre fra questo tempo bisognerà che consigliamo la faccenda per via di lettere, per molto tempo, e poi risolviamo quel che si ha da fare.

Io, domani, manderò a chiamare il P. Corrado ed il P. Pavone; ma temo che non ci vengano, e come vedo, non fanno più conto di me. Basta: farò quanto posso.

Fratello ALFONSO MARIA, vescovo.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma




1 L'abate Zuccari, pro-secretario della S. C. de' Vescovi e Regolari.

1 A tutte le altre pene e privazioni del Santo si aggiungeva questa, che non potesse liberamente e direttamente trattare con Roma. Se talora avea cercato di far pervenire in qualche modo le sue ragioni al Papa, avea dovuto farlo di soppiatto per mezzo di altri, e senza i documenti necessari che non si potevano estrarre dal Regno: il che equivaleva al non poter efficacemente ottenere l'intento.

1 Nella separazione delle case, cagionata dal Regolamento, gli animi pure erano rimasti alquanto inaspriti: ond'è che spesso correvan delle accuse reciproche tra i Padri del Regno o dello Stato. Si temeva che dagli uni si volesse ricorrere contro gli altri, a vicenda, o al Re o al Papa, secondo le case a cui si apparteneva. Quindi S. Alfonso diceva d'impedire che ciò si facesse da' suoi, ed inculcava al de Paola che lo impedisse pure agli altri. Ma di questo si parla più chiaramente nella lettera seguente, donde pure si vedrà quai fossero i sentimenti rettissimi del Santo in tale faccenda.




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