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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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107. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Risolve di ristampare le Morale col testo di Busembaum, facendovi le opportune aggiunte, e ne assegna le ragioni.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

[NOCERA, MESE DI AGOSTO 1763.]

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Io per ristabilirmi dalla mia grave infermità patita, sono venuto qui a Nocera, dove ho fatto dar principio a componere la Teologia morale da capo, con togliervi Busembaum. Ma, come ho cominciato a vedere, per componere tutta l'Opera così e dargli nuovo ordine, com'è necessario, togliendone da mezzo Busembaum, non vi bastano né sei mesi, né un anno.

 


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Si tratta che, quantunque vi ho tenuto impiegati tre Padri per più settimane, ed anch'io, benché infermo, vi ho faticato, ancora abbiamo da finire il solo trattato della Coscienza; e per finirlo non vi basteranno 20 altri giorni.

Da ciò fo il conto che, per componere e metter in ordine tutti gli altri trattati, de' quali ve ne sono molti assai più lunghi di quello della Coscienza, appena basteranno due altri anni.

Onde ho pensato che sempre sarà meglio, per ora, ch'io unisca e metta in ordine tutte le molte aggiunte che si hanno da mettere alla nuova ristampa, e ve le mandi distintamente designate coi luoghi dove si hanno da mettere nella Morale già stampata, notando le pagine, i numeri ed i versi: perché altrimenti non so se neppure per due altri anni io possa mandarvi l'Opera, composta da capo. Tanto più che quest'Opera, composta senza Busembao, io non ve la manderei, se prima io non la rivedessi tutta ed aggiustassi tutto quello che, fatto dagli altri, non mi piace; come, in fatti, a questo trattato della Coscienza ho aggiustate molte cose che non mi piacevano; e secondo ciò, quante altre cose avrei da aggiustare, che non sarebbero per piacermi. All'incontro io son vecchio, di mala salute, e tengo sovra il vescovado che non mi tempo di respirare. Ora ho fatto qui qualche cosa, perché sto fuori del vescovado. Sicché il potervi mandare io l'Opera, compita e fatta veramente a mio genio, mi pare impossibile.

Ho voluto prevenire V. S. Illma con questa mia; e frattanto già faccio mettere in ordine le aggiunte per mandarvele subito che son fatte. Anzi vi manderò, per vostra maggior comodità, prima quelle del primo tomo e poi vi manderò l'altre; tanto più che V. S. già avea cominciata la ristampa.

La prego a rispondermi subito per mio regolamento, e resto confermandomi

Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

 

[P. S.] Non ha dubbio che il nome di Busembao oggidì è odioso: nulladimeno è certo che sinora è stato lodato, e 'l suo


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metodo è celebrato da tutti. E non solo La-Croix, ma anche Franzoia, autore rigido, ha comentato Busembao; e 'l mio libro, benché abbia comentato Busembao, pure ha avuto smaltimento da per tutto.

L'Opera nuova dunque, come ho detto, io non mi fido di farla. L'avrebbero da fare i miei compagni; ma non so se a V. S. Illma piacerà quest'Opera, fatta da altri; perché certamente, se la facessero altri, io vi troverei poi molti difetti e molte cose da accomodare. Aspetto la risposta quanto più presto.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 

 




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