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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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133. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Chiede ancora i fogli nominati, dimanda delle persone che, conosciuta la Risposta del Patuzzi, ne han portato poco favorevole giudizio, e detto com'egli sta preparando la Replica, gliene propone la stampa sotto alcune condizioni.

 

Viva Gesù e Maria!

ARIENZO, 18 AGOSTO 1764.

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Scrissi già, nella settimana scorsa, di aver ricevuta la sua stimatissima ove diceva mandarmi il resto de' fogli; ma, per abbaglio del segretario, i fogli non vi erano, con tutto che la lettera stesse ben chiusa.

Speravo poi che, in questa settimana corrente, il segretario si fosse ricordato dell'abbaglio fatto di non aver inclusi i fogli nella lettera; ma con molta mia pena non ricevo niente, ma solamente la notizia d'avermi mandati già i fogli; sicché mi bisognerà avere la pazienza per averli tra un altro mese. E facilmente forse riceverò prima il libro del P. Patuzzi da' librari di Napoli, che non riceverò questi ultimi fogli che aspettavo con tanta ansia.


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Ora basta: la prego, subito in ricever questa, se mai non ha ricevuta la prima, a mandarmi quanto più presto i fogli restati, che sono della lettera Q in poi.

Io già ho cominciato ad abbozzar la Risposta al P. Patuzzi, e sto aspettando quest'ultimi fogli per compirla; benché, se in quest'ultimi fogli esso mi convincesse, io son pronto a rivocarmi; ma sarà difficile: perché il P. Patuzzi, se avesse avuti fondamenti da convincermi, già gli avrebbe detti o almeno accennati.

Avrei a caro poi sapere che sorta di persone sono quelle che mi accenna nella sua lettera, le quali hanno letto il libro di Patuzzi e non troppo l'hanno approvato.

Io poi la Risposta mia, se determinerò di farla uscire, voglio farla uscire non da Napoli, ma da Venezia, e per mano di V. S. Illma.

Se V. S. Illma pensa di stamparla a spese sue, bene; ed io le pagherò tutte le copie che mi bisogneranno; perché se darò fuori questa Risposta, voglio mandarla per più parti e specialmente in Roma, e specialmente al Papa e Cardinali. Onde di tale stampa non voglio niuno regalo da V. S. Illma; e come ho detto, le soddisfarò tutte le copie che mi bisogneranno.

Se poi V. S. Illma non vuole stampare questa Risposta mia a spese sue, mi farà grazia di stamparla a spese mie; benché io poi non ne vorrò molta quantità, ma solamente ne farò stampare quelle che mi bisognano per mandarle in dono a quelle persone, come ho detto.

Sappia però che, se farò uscire questa Risposta, prima ne farò stampare poche copie in Napoli; dico poche, anzi pochissime; perché non voglio fare uscire da Napoli il libro per giusti fini. Onde lo farò stampare segretamente e senza le approvazioni.

Dunque dirà V. S. Illma: perché fare questa spesa inutile? Bisogna che la faccia, prima per far la correzione a mio piacere; perché io sopra la stampa correggo non le sole parole, ma alle volte muto periodi e sensi intieri; e ciò non posso farlo


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sovra il manoscritto. In secondo luogo, temo di mandare a Venezia il manoscritto ossia l'originale, corretto da me, con pericolo di perdersi come già si sono perduti molti scritti che le ho mandati; ma quando è stampa, se si perde una copia, le manderò l'altra. Tanto più che gli originali miei sono pieni di postille e cassature; perché non mi contento mai, neppure di me stesso; e per tante cassature e postille è facile che il compositore prenda molti abbagli, che bisogna essere corretti da me.

Penso che la mia Risposta non verrà più grande di sette o otto fogli e forse meno.

Prego V. S. Illma a darmi risposta circa la stampa di questo mio libretto che facilmente darò fuori, per mio regolamento.

Resto confermandomi

Di V. S. Illma Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

 

[P. S.] Nell'altra mia, le mandai quelle poche aggiunte, che s'erano disperse, dentro una lettera. Mi avvisi se l'ha ricevute, perché le manderò gl'altri scritti.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 




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