201. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Ad impedire che la Morale venga proibita per l'opera iniqua de' regalisti, lo avvisa di sopprimervi una dottrina, per quanto certa, altrettanto esecrabile a quei tristi.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 17 APRILE 1763.

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Scrivo in breve. Con molto mio dolore ho osservato che, nel libro della Morale, si trova scritta una cosa che può esser causa, ne' tempi correnti, di esser proibito il libro per tutte le parti.

Al primo tomo, alla pag. 196, alla colonna prima, al num. 615 Quaeritur I, al 30 verso, vi stanno queste parole: " Possunt etiam [tributa imponere] Concilia et Pontifex, ex potestate indirecta disponendi de temporalibus, quando id opus est ad regimen spirituale. "Ora questa dottrina era dottrina comune, quando la scrissi; ma, nei tempi correnti, è dottrina esecrabile presso i realisti; e se leggono in Francia ed anche in Spagna al presente questa proposizione, certamente il libro lo faranno bruciare.

Onde mi pare che sarebbe espediente di mutare questa carta con levarne questi pochi versi¹. Io ce l'avviso per la premura che ho che V. S. Illma non patisca danno, dopo la spesa fatta. Ed io ancora sto col timore che in Napoli sia proibito il libro per questa proposizione.

Quando la scrissi, non sapevo i romori che aveano da succedere, perché non l'avrei scritto; ma perché non ho lo spirito di profezia, ora con molta mia pena casualmente l'ho osservato. Del resto, faccia V. S. Illma come meglio le pare.

Io sto proseguendo le opere, come le scrissi nell'ultima mia; ma questa cosa presente mi ha sturbato.

Resto

Di V. S. Illma Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma,