208. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Torna sull'argomento precedente, gl'indica dove debba indirizzare le copie dell'operetta contro Febronio, e chiede notizie della proibizione fatta nel Portogallo.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

[MESE DI GIUGNO 1768.]

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Rispondo all'ultima di V. S Illma. Già le scrissi nell'ultima mia che, secondo le circostanze de' tempi correnti ed anche per la correzione dell'operetta, si è stimato necessario farla prima qui stampare; e già spero fra una settimana di cominciare a mandarle i fogli uno per uno, dentro le lettere. Qualche volta riceverà il solo foglio senza lettera. Bisogna usare ogni cautela, or che la tempesta è cresciuta e si sta qui con gran rigore. Non posso fidare alla lettera le ragioni di far fare prima qui la stampa.

La prego a lacerare questa mia, dopo averla letta. E di più la prego da ora, quando comincerà la stampa, a levarne il suo cognome di Remondini al frontispizio e non nominarvi né

Remondini, né Venezia; perché in Napoli già forse vi è qualche sospetto di me, e già si sa da pertutto che V. S. Illma mi favorisce di far dare alle stampe le opere mie. Bisogna andar con ogni cautela.

Non si scordi poi, quando sarà compita l'opera, di mandarne una ventina o trentina di copie in Roma in testa del Sig. Abate D. Francesco Paolo Puoti, che abita vicino alla Chiesa di S. Marco al corso. E se mai il detto abate Puoti non vi si trovasse, le lasci all'abate Argenti che abita alla stessa casa.

Mi avvisi poi qualche altra cosa che ha saputo di Portogallo circa la Morale. E vorrei sapere come ha risoluto di fare per rimediare. Io già le scrissi che non vi è altro rimedio che di togliere quelle carte, dove si parla della Bolla Caenae e della proibizione de' libri.

Resto di V. S. Illma

[Manca ancora la firma del Santo.]

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.