211. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Gli scrive d'un pericolo che in Napoli si è felicemente superato per la stampa, e perché.

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

ARIENZO, 8 LUGLIO 1768.

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Io in questi giorni sono stato alquanto agitato, sentendo che alla dogana era stata sospesa l'introduzione in Napoli delle mie Morali, specialmente di quelle che V. S. Illma avea mandate al Sig. Stasi. Ma poi stamattina sono stato assicurato che non vi è niente, né vi sarà più niente; giacché essendo andato il revisore de' libri forastieri al Sig. delegato, ed avendogli riferito che, avendo letta la mia Morale, era aggiustata nelle sentenze e che, in quanto al sistema della Probabile, io non seguito quello de' Gesuiti ma vi son contrario; mentre i Gesuiti ammettono la meno probabile, ma io la riprovo -or basta: -sentendo ciò ed altro, il Sig. delegato ha data licenza assoluta che s'introduca e si ammetta la mia Morale. E sono stato assicurato ora ch'ella non sarà più proibita o sospesa; tanto più che fu riferito al Sig. delegato che della Bolla Caenae nel mio libro poco se parla, e più moderatamente degli altri libri.

Ho voluto ciò scrivere subito a V. S. Illma, giacché questa mattina a mezzo giorno ne ho avuta la notizia.

Già ho mandato in Napoli [per spedirla a Venezia] la Pratica di amar Gesù Cristo, stampata in Napoli colle solite approvazioni, e di più i manoscritti della traduzione latina fatta dell'Istruzione [al popolo] volgare, anche stampata ed approvata in Napoli; ed ella presto le riceverà per mezzo del Signor Moschini.

Non altro, e resto rassegnandomi

 Di V. S. Illma Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.