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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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220. AL SOMMO PONTEFICE CLEMENTE XIV.

Gli dedica la sua Opera dommatica contro gli eretici pretesi riformatori.

 

[ARIENZO, ANNO 1769]

 

L'Esaltazione di Vostra Santità al soglio di S. Pietro è stata di un giubilo straordinario e comune a tutto il mondo cattolico; ma non so se vi sarà stato alcuno che ne abbia avuta maggior consolazione di me, in considerare le ottime qualità della Beatitudine Sua, la dottrina, la prudenza, il distacco dalle cose terrene e, sovra tutto, la pietà e 'l zelo ch'Ella ha per la nostra santa Religione.

Da ciò animato, mi ho preso l'onore di umiliare a' suoi piedi questo mio libro, che ho voluto in questi ultimi anni di mia vita (poiché sono già arrivato all'anno settuagesimo terzo) dare alla luce, per fare maggiormente conoscere a tutti la verità e santità de' dogmi della Chiesa cattolica, definiti dal non mai abbastanza lodato sagro Concilio di Trento, contra gli errori de' pretesi riformatori che, rinnovando le antiche eresie,


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han cercato, coi loro sofismi e false dottrine, distrugger la Fede di Gesù Cristo e condurre seco (se avesser potuto) tutte le anime alla perdizione eterna.

Spero che la benignità di V. S. vorrà gradire questo mio picciolo ossequio del misero dono che Le presento, supplicandola a degnarsi di benedire così l'opera, come me e tutti i miei compagni, acciocché possiamo utilmente cooperarci alla salute delle anime, colle sante missioni in beneficio della gente di campagna, più destituta di aiuti spirituali, secondo l'istituto della nostra minima Congregazione; mentre non lasceremo, noi umili suoi figli, di pregare continuamente il Signore che conservi a V. S. per lunga serie di anni la vita, per bene di tutti i Fedeli ed aumento della santa Fede.

Prostrato intanto, Le bacio umilmente il sagro piede, io Suo umo, ubbmo e devmo servo e figlio

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata de' Goti.

Conforme al foglio stampato, a capo dell'opera, coi tipi di Gianfrancesco Paci, Napoli 1769.

 




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