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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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266. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Accusa ricevuta delle copie del Domenicale, di cui loda la buona edizione e, detto della vendita dei libri, parla di altre opere che sta componendo, per quanto permette la sua salute, di cui gli dà notizie.

 

Viva Gesù, Giuseppe e Maria!

ARIENZO, LI 29 OTTOBRE 1772.

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Rispondo all'ultima sua delli 17 di ottobre, e prima di tutto prego V. S. Illma a scusarmi dell'abbaglio preso di averle domandato due o tre copie del Domenicale; mentre ora sono


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stato avvisato dal mio segretario che V. S. Illma già mi avea mandate 25 copie di questo Domenicale, ed io credevo non averne avuto niuna. In fatti, ho fatto [ricerca] nella balla ed ho trovate le dette copie 25, insieme colle altre che ha mandate a smaltire. Ed ora ho veduto che sono bene stampate, con bel carattere e bella carta; onde ne la ringrazio infinitamente, e procurerò di farle smaltire come meglio posso.

Mi dispiace che qui in Napoli già l'hanno ristampato; nulladimeno farò sentire ai librari che a questo vostro vi stanno molte aggiunte, che non ci stanno allo ristampato in Napoli.

Mi consolo poi che ha ricevuto il Monito, del quale stavo con sollecitudine.

Aspetto qui tra giorni alcuni Padri della mia Congregazione, e voglio con essi consigliare che possiamo fare per lo smaltimento di tutte le stampe vostre, che tengo in una camera a parte. Mi dispiace che io sono restato cionco e non posso andare in Napoli; perché se andassi in Napoli, vorrei io parlare co' librari, per trovare la via più facile dello smaltimento. Vorrei vedere che alcuno di loro se le pigliasse tutte, o almeno buona parte, a conto suo; perché i librari ben trovano il modo di smaltirle, quando vogliono; ma quando non vanno a conto loro, poco ci si prendono fastidio. Basta: procurerò di fare quanto posso.

Sto faticando per compire il libro della Passione1; ma questo ha da venire unito con due altri opuscoli, de' quali ne ho compito uno, e dell'altro ne ho fatto parte.

Ma ora, parte per l'età cadente e parte per l'infermità che mi obbliga di uscire in carrozza, mattina e giorno, per fare un poco di moto (giacché non posso camminare per la cionchìa), come mi hanno ordinato i medici, per vivere qualche altro giorno che mi resta; per tali cause ora non posso faticare otto e dieci ore il giorno, come facevo prima; ma quando posso rubare


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un poco di tempo (fuori delle applicazioni a' negozi del vescovado) procuro di non perder tempo.

Sto aspettando la morte da giorno in giorno. Ho preso quattro volte il Viatico, e due volte l'Estrema Unzione.

Non lascierò di pregare per V. S. Illma così per la buona sanità, come per la prosperità de' suoi negozi e specialmente del gran negozio della salute eterna; e resto con tutto l'ossequio rassegnandomi

Di V. S. Illma

Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 




1 Riflessioni sulla Passione di Gesù Cristo.




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