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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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270. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Grande e affettuosa sollecitudine del Santo per la persona e le cose del Remondini.

 

Viva Gesù, Giuseppe e Maria!

ARIENZO, LI 27 MARZO 1773.

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo

Oggi appunto stavo tra me pensando che facilmente qualche grave infermità era la causa di non vedere le lettere di V. S. Illma, e specialmente la risposta per l'esito de' suoi libri e per la stampa della Storia dell'Eresie; ma poi in questa sera stessa ho ricevuto la sua carissima, per cui ho avuto pena della sua grave e lunga infermità, e consolazione insieme di sentirla ristabilita.

In vigore dunque di questa sua ultima, farò ripigliare il trattato per l'esito de' libri; e giacché ella si rimette al mio arbitrio, non dubiti che tratterò l'affare come fosse mio proprio, e vedrò di cacciarne quanto se ne può; e se non si può cacciarlo tutto insieme, vedrò almeno a poco a poco. Mi dispiace che la persona che si prende i libri, quant'ella è di buona coscienza, tanto è povera; onde bisogna che senta le sue proposizioni e come vuol fare, e poi concluderò. Basta: farò quel che posso.

Il libretto della Passione non è finito ancora di stampare; poi farò stampare gli altri due opuscoli, che sono brevi, ma mi costano gran fatica. Quando sarà finito tutto il libretto, ce lo manderò.

In quanto al Domenicale, sì signore, questi miei librari l'hanno stampato e smaltito; ma sappia che così il mio stampatore Paci, come il Signor Terres libraio, mi cercarono la licenza per ristamparlo, ed io espressamente ce la negai. Ma poi di soppiatto, segretamente l'hanno stampato e mandato fuori. Che ci voglio fare? Pazienza! ma l'hanno stampato senza le aggiunte, stampate già da V. S. Illma.


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Godo poi di sapere dalla vostra che il non avere stampato l'opera dell'Eresie, non è stato già per qualche mala informazione, fattale del libro, ma per l'infermità e per la ristampa di S. Tommaso. Onde spero di aver la consolazione (giacché è terminata l'opera di S. Tommaso) di sentire che anche stampi quella dell'Eresie.

Delle opere ascetiche se ne parlerà in appresso, quando Dio ce l'ispirerà.

Circa poi le sue tribolazioni, non ancora quietate, stasera appunto ho data l'incombenza per nuove orazioni, ed io ancora seguirò a farle.

Non altro. Resto con tutto l'ossequio rassegnandomi

Di V. S. Illma

Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma

 




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