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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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298. AL SIG. GIUSEPPE REMONDINI.

Gli manda il libro della Condotta per la ristampa, e lo informa di un'altra opera più grande che ha cominciata, del metodo che terrà e del fine che si propone; quindi parla d'un Manifesto che ha pubblicato per dichiarare sempre meglio il suo sistema e difendersi dagli attacchi de' contrari, e gliene manda due copie.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

NOCERA, LI 12 FEBBRAIO 1776.

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Mando per lo procaccio il libro nuovo della Condotta. Egli è di piccola mole; ma mi costa, se non erro, da tre anni di fatica; ed a me pare che non vi è libro che persuada così


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chiaramente la verità della Fede, quanto questo. Vi sono in fine tre opuscoletti molto utili1.

Direi che il libro principale della Condotta potrebbe stamparsi a carattere più grande di filosofia, e li sommari poi a carattere di garamone o almeno di garamoncino, i quali sommari stanno qui di testino, ch'è troppo picciolo. Del resto, sta a sua libertà se vuole stamparlo e come vuole stamparlo. Le cose che vi stanno sono tutte succinte ed abbreviate; ma ogni cosa mi costa molta fatica per appurarla. La faccia leggere a qualche savio, perché non è libro di femminelle. E la prego poi ad avvisarmi se quelli l'hanno letto, o per meglio dire, vorrei sapere che cosa ne abbian detto quelli che l'han letto.

Ora sto ritirato e non posso stare ozioso; onde ho principiato un'opera più grande, cioè del giudizio particolare ed universale, del purgatorio, dell'anticristo, della risurrezione, de' segni della fine del mondo, della venuta di Gesù Cristo giudice, dello stato de' dannati e de' beati dopo il giudizio, e dello stato del mondo dopo finito il giudizio2.

L'Opera è grande, ed io sto attratto, buttato sovra d'una sedia; mi bisogna leggere mille libri, perché l'opera è tutta di teologia e di Scritture. Ma tutto viene in lingua volgare, eccettuate le autorità delle Scritture e de' Padri. Ho belli libri per le mani; ma vi bisogna tempo e salute, ed io sto aspettando la morte da giorno in giorno.

Ho cominciata l'opera ed ho fatte finora sei dissertazioni, perché l'opera viene divisa in tante dissertazioni. Non so se arrivo a finirla; ma già ho cominciata a stamparla, e ne ho stampate già due dissertazioni.


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Taluno penserà che l'opera verrà in 10 a 12 tomi; ma per quello ch'io mi figuro, non verrà più che di due o tre tomi in- 12° perché io succingo le cose e son nemico di lungherie, le quali poi tediano e non si leggono; e secondo l'uso moderno, ora tutti vogliono libri succinti e sostanziosi, come spero che venga quest'opera mia secondo le dissertazioni che già ho stese, dove in breve si legge molto e con chiarezza: la quale chiarezza nelle opere mie sento che da tutti sia lodata.

Altro però io non pretendo [se non] che sia lodato Dio. E questa opera la fo per bene delle anime, perché contiene tutte cose che ci fanno avere avanti gli occhi la nostra fine di eterno gaudio e di eterna rovina

Circa le opere morali, io sono criticato per probabilista da' moderni, e per seguace de' Gesuiti. Onde, per liberarmi da questa taccia, ho stampato questo breve Manifesto che qui includo; ma quel che sta in questo Manifesto, sta tutto poi spiegato a lungo in quel Monitum che V. S. Illma stampò nell'ultima ristampa; il quale Monitum sta posto, come vidi, in fine del secondo tomo, dove pochi lo vedono, e perciò dovea stare in fine di tutte le carte del tomo, dove tutti l'avrebbero meglio osservato.

Di questo Manifesto ne mando due: uno avrei a caro che lo mandasse in Portogallo, dove hanno proibite le mie Morali ed anche l'Homo Apostolicus, dove fo vedere ch'io non sono de' probabilisti antichi, né Gesuita di quei Gesuiti che sono stati troppo benigni. Io non sono rigorista, ma neppure sono probabilista: seguito la via di mezzo. Dallo stesso Papa Benedetto XIV sono stato chiamato autore equo, ed in altro luogo da lui son chiamato prudens auctor. Onde a torto Portogallo ha proibito il mio libro. Orsù leviamo il tedio; e resto riverendola con tutto l'ossequio, e con ciò mi rassegno

Di V. S. Illma Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA vescovo LIGUORI

 

[P. S. del Fr. Michele]. Stimatissimo Sig. D. Giuseppe, ho ricevuto l'ordine da Monsignor nostro che vi inviava un libro, ora uscito, dove mi dice


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che lo mandassi per il procaccio; ma io, essendomi informato come dover indirizzarlo, quello che ho domandato mi dice che il procaccio resta in Roma. Ho dunque stimato di consegnarlo al Sig. Moschini, e lui mi ha detto che in questa settimana già aveva il comodo di mandarlo, e per questa strada riceverete questo libro. Fra giorni, compirò la paga del restante de' libri che erano in mio potere, e poi restano le 100 copie delle Istruzioni a' confessori, quali si vanno smaltendo a poco a poco.

Se mai mi dovete favorire, scrivete in Napoli; e quella di Monsignore fate: Napoli, per Nocera de' Pagani; perché in quella posta loro pigliano le lettere.

Non vi dimenticate quel libro che vi pregai ultimamente. In caso che detto libro lo mandate, dirigetelo in testa del Sig. Moschini.

Questa l'ho ricevuta aperta, acciò poteva notare il numero del procaccio, ma poi già vi ho detto il fatto.

Napoli, li 19 febbraro 1776.

Suo umo servo vero

Fratello Michele Ilardo, del SS. Redentore.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 




1 Il primo: Trattatello dell'amor divino; il secondo: Consigli di sollievo e di confidenza per un'anima desolata; il terzo: Breve risposta alla stravagante riforma intentata dall'abate Rolli; contraria alla pietà dovuta verso la divina Madre.



2 L'opera è intitolata: Dissertazioni teologiche morali, appartenenti alla vita eterna.






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