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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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316. AL SIG. GIUSEPPE REMONDINI.

Si duole che siasi fatta una edizione della Morale senza suo avviso, e che però non possa darsi luogo all'altra coi desiderati miglioramenti.

 

NOCERA, 27 NOVEMBRE 1777

 

Illmo Sig. Sig. mio e Pne colmo.

Ho ricevuta [con gran consolazione] la sua stimatissima in data de' 15 del corrente novembre, giacché da molto tempo stavo colla pena di non ricevere sue risposte.

Sento già che non può metter mano alla ristampa, perché tiene ancora 800 copie dell'antecedente1.

Sig. D. Giuseppe mio, che voglio dire? La mia disgrazia è stata il non avere alcuna notizia di questa ristampa; perché io, sin d'allora, le avrei mandata questa Morale, che ora sta da me così ben riformata, secondo quella copia che ultimamente le ho mandata; e questa sto certo che al presente, secondo il genio moderno, sarebbe molto più acclamata e ricercata della passata, la quale, perché sta unita con molte cose che al presente sono nauseate ed abborrite da' letterati, [dispiace] specialmente per quelli trattati preliminari che vi sono al principio, ne' quali sono molte cose probabilistiche; onde la gente, leggendole, a principio disprezza tutto ciò che viene appresso.

Se io avessi saputo che V. S. Illma volea ristampare la Morale come si trovava, l'avrei avvertito che affatto per suo interesse non l'avesse fatto; mentre, per le tante notizie che io ho delle nuove Morali stampate in Europa, secondo il genio moderno, l'avrei avvertita che la maggior parte delle copie di questa Morale le sarebbero rimaste senza smaltirsi, come già vedo ch'è cominciato a succedere. Torno a dire che, sentendo la nuova ristampa da lei fatta, io ne ebbi una gran pena, poiché io desidero i suoi vantaggi, e sento pena ch'ella per mia cagione abbia da patir danno.


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Del resto, io desidererei sentire che V. S. Illma presto le abbia smaltite tutte; ma secondo le notizie che ho, come ho scritto, lo stimo molto difficile. Faccia V. S. Illma come meglio le pare.

Se appresso poi ella mutasse parere, la prego ad avvisarmelo per mia consolazione. Io avrei avuta già da ora qualche richiesta della Morale secondo l'ultima copia da me mandata; ma tutte queste richieste le licenzierò e dirò che aspettino, se si contentano di aspettare.

Sto con desiderio aspettando poi le operette, che ha favorito di spedirmi; onde starò attento a domandarne al Sig. Cervone, per lo quale penso che V. S. Illma me le ha spedite. Tra queste avrei desiderate alcune copie, quattro o cinque, dell'opera della mia Dommatica fatta sovra il Concilio di Trento, circa le quali si fece lo sbaglio: mentr'ella, in vece di mandarmi l'opera della Dommatica, mi mandò molte copie della Verità della Fede ch'io le tornai in dietro, e quelle poi della Dommatica non ho potuto più averle. Se me le potesse favorire in qualche occasione, gliene resterei molto obbligato; benché io non lascierò mai di ringraziarla di tant'incomodi che le ho dati; onde con tutto l'ossequio di nuovo mi rassegno

Di V. S. Illma

Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA DE' LIGUORI, vescovo.

 

[P. S.] Già vedo che la sua lettera è risposta ad un altra mia molto tempo prima, ma di poi ultimamente sovra lo stesso oggetto della ristampa io gliene replicai un'altra che già avrà ricevuta; ma stante quest'ultima risposta mandatami, dico che non occorre incomodarsi più a rispondermi.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 




1 Della settima, fatta nel 1773.




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