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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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96. A Margotta Francesco, Rettore di Materdomini.

Missioni. Condotta del Fr. Gennaro Rendina. Rimprovero a lui. Su Angelo Antonio Grazioli. Altre varie cose.

 

Nocera, 07. 03. [1753].

 

V. Gesù Maria Giuseppe e Teresa

 

Nocera 7 marzo

Circa le Missioni di costì, è mio desiderio che prima si serva codesto Arcivescovo1, e poi gli altri; e perciò ho sospeso di promettere altre Missioni. Onde vedete quante ne unite, e tante sene faranno.

Per lo P. D. Paolo [Cafaro] non ho potuto negarlo al Principe di Castellaneta, a cui siamo soggetti2. Ho scritto dunque al P. Fiocchi che si trattenga costì [a Materdomini] sino alle Missioni dopo Pasca. Dopo le Missioni poi egli anderà per qualche tempo ad Iliceto, e vedremo costì chi ha da stare, ma come vedo siete sei, cioè V. R., D. Paolo, D. Paolino [Scibelli], il P. Garzillo, D. Angelo [Latessa] e il P. Apice. Mi pare che tanti possano bastare; e circa ciò levatemi lo scrupolo; perché l'Arcivescovo ha pattuito nell'Istromento quanti ce ne hanno da stare. Avvisatemi per quanti è il patto.

Circa Fr. Gennaro [Rendina] sento che co' suoi mali termini non solo disgusta la Comunità, ma anche i forestieri, specialmente col parlare, poco rispetto a' Padri, asprezze, e spilorcerie. E questo vi raccomando, per carità, non fate patire i Padri, e Fratelli in quel poco che da la Comunità. Che serve a fabricare fuori,e sfabricare dentro? Se alcuno perderà la vocazione per colpa nostra, noi ne daremo conto a Dio. Sarà necessario che lo levi da costì e lo mandi o a Ciorani a servire il cuoco etc.

Circa poi V. R. mi scrivete ch'io non vi ordini cosa alcuna perché vi metterei in angustia ed in azzardo. D. Francesco mio, io non vi ordino cos'alcuna, ma questo parlare non mi piace. Vedi D. Francesco mio, che di questa maniera non ti farai certamente santo3; e col vivere di questo modo in Congregazione, che il Superiore non vi possa ordinare cos'alcuna per non mettervi in angustia ed azzardo4 (la quale parola pesa, e non è stata del vostro spirito, ed ha posto me in molta angustia), succederà che sempre più cresceranno le vostre angustie, perché ripigliandovi V. R. quella volontà che avete donata a Dio, il Signore vi abbandonerà in mano delle vostre angustie, e non so neppure come anderà la vostra salute eterna. Onde vi prego a considerare ciò avanti il Crocifisso e poi a rispondermi su questo punto, ed a levarmi d'angustia.

Sento poi che forse avete cambiato D. Paolo per Direttore. Questo pure mi dispiacerebbe, mentre penso che l'avete cambiato senza ragione, ma solo perché non va secondo il vostro genio. Non mi pare che questa è la via diritta5.

Circa l'Istruzione d'Apice, ho detto già al P. Carbone che me la mandi. Del resto non stimo espediente che vada a Calitri.

Per [Carlo] Caiano, e (Celestino De] Robertis stanno tutti due impiegati qui. Pensate che non ho solo la Casa di Caposele, e Dio sa come sto qui angustiato per l'appletto [il disbrigo] di tante cose.

Stamattina già è partito D. Angelo Antonio con D. Celestino per andare alli Teresiani6, giacché avanti Dio m'è paruto d'approvar la Vocazione di D. Angelo Antonio, e certamente sarà ricevuto. Finisco, perché il Messo vuol partire. Ma resto molto rammaricato per la lettera che mi avete scritta. Spero che siano state parole dettate da' flati, perché certamente non sono parole dettate dallo Spirito di Gesù Cristo.

Viva Gesù Maria G. T.

Fate una buona rimenata a F. Gennaro, e diteli ancora, che quando esso si fa incorregibile, io con tutto il bene che li porto, sarò costretto finalmente a cacciarlo dalla Congregazione, se non vuole stare in luogo di Fratello. Io dal caso socceduto col P. Muscari ho risoluto di non fare più condescendenze. Chi non ci vuole stare alla Congregazione come si dee, la porta è aperta. Io non voglio andare all'inferno per niuno. Vi prego di dirgli ciò a parola a parola.

V. Gesù Maria G. T.

Aff.mo Fratello Alfonso del SS. Redentore.

 

Trascrizione secondo l'originale che si trova (anno 1940) nella sacristia della chiesa parrocchiale del Redentore di Napoli, Corso Vittorio Emanuele.

Analisi della lettera fatta dal P. O. Gregorio.

Pubblicata in Analecta, Roma 19 (1940/47) 253-254. Cf.. Ed. parziale e datazione errata in Lettere, Volume I, n. 120.




1 Mons. Giuseppe Nicolai, oppure Di Niccolò, arcivescovo di Conza a cui S. Alfonso dedicò la prima edizione della sua Teologia Morale.



2 Questo era il nobile feudatario di Iliceto.



3 Notare il passaggio al tu familiare.



4 Cioè il pericolo di perdere la vocazione.



5 P. Margotta in quel tempo soffriva di bile nera (Cf Lettere del P. Cafaro, ep. 34 del 20 giugno 1751...



6 Angelo Antonio Graziola (Grazioli) era convittore nel collegio di Materdomini; non aveva perseverato tra i Carmelitani Scalzi. Dopo essere stato a lungo rimandato fu ammesso al noviziato nel 1759. Dopo la professione, nel 1760, non perseverò: abbandono dopo 5 anni.






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