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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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133. A Longobardi Stefano, dei Pii Operari, in Napoli.

Sul peccato di bestemmia.

 

Molto Rev. Padre Sig.re e Padrone col.mo

 

Nocera 2 Maggio 1758

 

Viva Gesù, Giuseppe, e Maria

Padre Don Stefano mio. Le resto molto obbligato di tanta carità e favore, che mi fai. Ho letta la lettera delle notizie circa il Papa e ce la rimando, se mai le servisse1.

Sento che V. R. sarà tra breve qui a Nocera, la prego a portarsi la Lettera apologetica, perché avrei a caro di darvi un'occhiata. Se ella mi capacita, allora stamperò la mia Rivocazione pubblica; ma se no, non tornerò a ballare, perché già mi son protestato nell'ultima mia risposta ch'io non tornerò a scrivere, e rispondere su questo punto, se non quando mi rivoco; altrimenti anderessimo in infinito2. La prego a raccomandarmi nella Messa, e resto baciando le mani.

Di V. R.

Divotissimo ed obbl.mo serv.re vero

Alfonso de Liguori del SS. Redentore

Si assicura da me qui sottoscritto che la presente lettera è scritta di proprio pugno dal Beato Alfonso Liguori. Napoli in S. Antonio a Tarsia 16 aprile 1828.

Il Rettore Maggiore della Congr.ne del SS. Redentore Celestino M. a Cocle.

 

Lettera autografa fino a qualche tempo fa custodita dalla signora Grazia Cicalese in Stanzione, 1a traversa Casolla, palazzo Cammarota in Nocera Inferiore, in una vecchia busta con l'indicazione «Lettere del Beato Alfonzo Maria de Liguori scritte al P. D. Stefano Longobardi de' Pii Operarii». Ora è presso l'archivio del collegio redentorista di Pagani.

Analisi della lettera fatta dal P. Oreste Gregorio.

Pubblicata in Spicilegium Historicum, Roma, 19 (1971), p. 247-248.




1 È evidente l'allusione alla grave infermità del Papa Benedetto XIV: morì difatti il 3 maggio 1758.



2 Si riferisce alla questione del peccato della bestemmia dei morti diffusa nel Regno di Napoli: il santo moralista prese posizione contro chi vedeva in essa sempre una colpa.






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