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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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324. A Blasucci Pietro Paolo, CSSR in Napoli.

Sollecitudine per la fondazione di Girgenti che è in pericolo di essere soppressa dal Governo -La supplica deve essere consegnata dal Vescovo.

 

Viva Gesù, M. a e Gius.e

Arienzo, 9 Giugno 1773

Avvisatemi, se v'è qualche cosa di nuovo circa l'affare di Girgenti.1 Il Fiscale di Montefuscoli, in un discorso segreto col P. Rettore della casa di Benevento2, gli disse aver saputo, non so per qual via, che forse tra breve uscirà il dispaccio, che tutti i nostri PP. si ritirino dalle Missioni di Sicilia. Io non credo che questa sia notizia certa; facilmente sarà nata dalle voci sparse delle accuse e rappresentanze contra noi fatte dall'Amico [?]. Ma io considero, che forse ora sarebbe consiglio di presentare quanto più presto al Re quella supplica da voi fatta in nome del Vescovo3, perché se mai fosse vero che uscisse questo dispaccio, sarebbe più difficile il rimediare dopo ch'è uscito. Del resto V. R. si regoli come meglio le pare.

Vorrei sapere, perché finora non è venuta quella relazione del Vescovo, ch'era già fatta, ma avea da riformarsi, come mi scriveste; ma per quel che io so non è venut'ancora. Se veramente non è venuta, scrivete al Vescovo, che la mandi presto, e consigliate la cosa coll'Agente e con Celano4 e, se potete, anche con Testa.

Ci vuole orazione e consiglio; ma io temo di qualche cantonata, del resto faccia Dio. È certo che l'inferno mette tutte le sue forze, che si levi quella Missione di Girgenti, e solo la misericordia di Dio in questi tempi può mantenerla. Scrivetemi ed avvisatemi di quel che sapete e pensate, e la benedico insieme col P. Mancusi5.

F.llo Alf. M.6

Soggiungo. Ora ricevo la vostra lettera scritta agli otto7. Sì Signore, anch'io intesi il consiglio dato dal Sig. Fiscale, ma subito in sentirlo, io, parlando col P. Buonopane8, dissi che questa era la via di distruggere affatto l'opera di Girgenti, perché ritirati che fossero i PP. in Napoli, si rendeva molto difficile e quasi impossibile il permesso della Corte per lo ritorno in Girgenti; oltreché si sarebbe immediatamente guastata colà ogni cosa. Io son di sentimento, che ancorché uscisse il dispaccio del ritorno, anche si dee trattenere e deve il Vescovo, come facilmente lo farà, di nuovo scrivere alla Corte di Napoli, cercando misericordia, dicendo che, partendosi i PP., esso piange lo scadimento di tutto il bene e riforma che sperava vedere nella sua diocesi, ch'è scarsissima d'operarj. Tanto più che in Sicilia non vi sono altri Missionarii, di cui potesse avvalersi; onde potrebbe replicare al Re, che considerando il zelo, ch'egli ha per lo bene spirituale de' suoi vassalli, ha stimato bene di trattenere ivi i nostri Missionarii, finché S.M. avesse maggiormente considerato questi bisogni della diocesi e queste sue nuove suppliche, acciocché avesse almeno fatto trattenere i Missionarii, sino a tanto che avessero compiute le Missioni che restavano a farsi nella sua diocesi. E credo che il Vescovo non avrebbe difficoltà di fare questa nuova supplica con nuovi impegni, dopo il dispaccio della ritirata, soggiungendo che i PP. son pronti a partire e ch'esso è pronto a licenziarli, se S.M. risolutamente voglia che partano.

Prego V. R. a conservare questa lettera, perché nel caso del dispaccio sarebbe bene che subito scrivesse al Vescovo questi miei sentimenti. Anzi sarebbe bene che V. R. lo tenesse prevenuto di quello ch'ho scritto, così per dargli animo, come anche affinché, se mai uscisse il dispaccio e andasse in mano del Vescovo, non si mettesse subito a licenziare i PP., per timore di non essere tacciato di non aver subito obedito. Ma se esso Vescovo trattiene i PP. e riscrive colla suddetta sommissione per far meglio inteso il Re dei bisogni della diocesi &, non posso mai credere, ne deve temere il Vescovo, che il Re abbia a dolersi della poca obedienza.

Di ciò vi è un fresco esempio. Da un anno in circa uscì dispaccio, che si fosse dimesso un convento di Domenicani in Puglia, se non erro in Giovenazzo, o altro luogo vicino, e se non erro fu rimessa l'esecuzione di questo dispaccio all'Arcivescovo di Bari. La conclusione fu che, avendo avuto il dispaccio l'Arcivescovo, trattenne l'esecuzione e riscrisse al Re. Onde i Frati poi si sono aggiustati coi loro oppositori, il convento è restato in piedi come prima, e l'Arcivescovo è stato lodato dalla Corte pel suo zelo.

Perciò replico che sarebbe bene che V. R. prevenisse e tenesse di tutto ciò informato il Vescovo, acciocché subito in ricevere il dispaccio mandasse la nuova supplica, perché, se trattenesse molto tempo poi a rispondere e trattenesse frattanto i PP., potrebb'esser incolpato dalla Corte e non essere più inteso.

Non vi faccia specie poi, che il nostro Vicario9 si sia uniformato al sentimento del Fiscale; questa uniformazione nasce dal poco genio che anno alcuni de' nostri a quell'opera di Girgenti10. E così fidiamoci di Dio: Qui facit mirabilia solus. Di nuovo la benedico.

Circa poi il presentare ora la supplica, da una parte, come ho scritto al principio, sarebbe buono per prevenire il dispaccio; ma considero dall'altra parte che dandosi ora la supplica, sempre la Corte vorrà aspettar la relazione, onde la supplica si metterà al pontone e si scorderà. Onde è meglio a aspettar la relazione, ma subito che viene la relazione, bisogna in ogni conto subito darla.

Di nuovo la benedico, e la prego ad avvisarmi il suo sentimento sopra tutto quello che ho scritto.

F.llo Alf. M.

Indirizzo a tergo:

Al Molto Rev. Padre e F.llo in Gesù Cristo

Il P. D. Pietro Paolo Blasucci del S. Red. in Napoli

 

Solo la firma è autografa -La trascrizione è secondo una copia fatta nel 1910 sull'originale allora conservato dal P. Cornelio Villani OSB, dimorante nell'Abbazia di S. Paolo f.l.m., Roma.

Analisi della lettera fatta dal P. Andreas Sampers.

Pubblicata in Spicilegium Historicum, Roma, 9 (1961) p. 350 ss.

 




1 Su queste difficoltà cf. la Relatio del P. Blasucci in Spic. hist. 5 (1957) 76 n. 8; S. GIAMMUSSO, I Redentoristi in Sicilia 37-38; TELLERIA S. Alfonso II 464 ss. S. Alfonso richiamò i Padri dalla Sicilia nell'autunno 1773.



2 Rettore della Casa di S. Angelo a Cupolo era Francesco Giovenale.



3 È l'Ecc.mo Antonino Lanza O. Teat. (1728-1775), vescovo di Agrigento dal 20-XI-1769.



4 Gaetano Celano, avvocato per la CSSR. -Cfr Lettere volume II, n. 839 (p. 398).



5 P. Gaetano MANCUSI nato nel 1739.



6 Informazione del copista: «La presente è copia di una lettera dettata e firmata due volte da S, Alfonso. La prima firma trovasi nell'originale a termine della prima pagina».



7 In A G vi sono conservate varie lettere del P. Blasucci a S. Alfonso; ma quella del 8-VI-1773 manca.



8 Buonopane Fabio, *1-VIII-1740 Grottaminarda, dioc. Avellino, prov. Principato Ultra; ammesso al noviziato il 3-XI-1757; prof. 25-XII-1758 Deliceto; +6-X-1796 Tropea.



9 P. Andrea Villani, Vicario generale CSSR durante l'episcopato di S. Alfonso.



10 P. Blasucci nella sua Relazione sulla fundazione in Agrigento scrive: «Il nostro Mons. Liguori... ha sempre sostenuto quest'opera contro il sentimento de' nostri che volevano avesse richiamati dalla Sicilia i suoi Missionarj.» -Spic. hist. 5 (1957) 79.






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