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S. Alfonso Maria de Liguori Meditaz. per l'ottava dell'Epifania IntraText CT - Lettura del testo |
Caro adorato Fanciullo, voi ritornate nella vostra patria, ma dove oh Dio, dove ritornate e venite? Venite a quel luogo, dove i vostri paesani vi apparecchiano disprezzi in vita, e poi flagelli, spine, ignominie e croce in morte. Già tutto era presente, Gesù mio, agli occhi vostri divini, e voi volentieri venite ad incontrare quella Passione che vi apparecchiano gli uomini.
Ma, Redentor mio, se voi non foste venuto a morire per me, io non potea venire ad amarvi in paradiso, ma avrei dovuto star per sempre lontano da voi. La vostra morte è stata la salute mia.
Ma come va, Signore, ch'io con disprezzare la grazia vostra mi son di nuovo condannato all'inferno anche dopo la vostra morte, colla quale voi me ne avete liberato? Conosco esser poco un inferno per me. Ma voi mi avete aspettato per perdonarmi. Ve ne ringrazio, mio Redentore, e pentito detesto tutti i disgusti che vi ho dati. Deh Signore, liberatemi dall'inferno. Ah se mai misero io mi dannassi, qual inferno più tormentoso per me sarebbe il rimorso di aver già considerato in mia vita l'amore che voi mi avete portato! Non tanto il fuoco dell'inferno, ma l'amor vostro, o mio Gesù, sarebbe l'inferno mio. Ma voi siete venuto nel mondo ad accendere il fuoco del vostro santo amore; di questo fuoco arder voglio e non già di quello che mi terrebbe per sempre separato da voi. Replico dunque, o Gesù mio, liberatemi dall'inferno perché nell'inferno non vi posso amare.
O Maria madre mia, sento da per tutto dire e predicare che quelli che v'amano e confidano in voi, purché vogliano emendarsi, non ci vanno all'inferno. Io v'amo, Signora mia, ed in voi confido, voglio emendarmi; o Maria, voi pensate a liberarmi dall'inferno.