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S. Alfonso Maria de Liguori
Med. per otto giorni di esercizi spirituali

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MEDITAZIONE V - Della morte

 

S'ha da morire. O presto o tardi, s'ha da morire.

 

In ogni secolo le case e le città1 si riempiono di gente nuova, e l'antica va a chiudersi ne' sepolcri.

 

Tutti nasciamo col capestro alla gola, cioè condannati a morte. Sia la nostra vita lunga quanto si voglia, ha da venire un giorno, un'ora, che sarà l'ultima per noi; e quest'ora già sta determinata.

 

Dio mio, vi ringrazio della pazienza, che avete avuta in sopportarmi. Oh fossi morto2 prima, e non vi avessi mai offeso! Giacché mi date tempo di rimediare al mal fatto, ditemi quel che volete da me, ch'io in tutto voglio ubbidirvi.

 

Fra pochi anni né io che scrivo, né voi che leggete, viveremo più su questa terra. Come abbiamo inteso suonar le campane a morto per gli altri, così un giorno gli altri sentiranno suonar le campane per noi. Come ora leggiamo gli altri scritti al libro de' morti, così gli altri al medesimo libro leggeranno i nostri nomi.

 

In somma non v'è rimedio, s'ha da morire. E ciò ch'è più terribile, è che s'ha da morire una sola volta: sgarrata la prima, è sgarrata per sempre.

 

Quale spavento avrete, quando vi sarà avvisato che prendiate i sacramenti, e che non ci è tempo da perdere! Vedrete allora che faran partire dalla stanza i vostri parenti, gli amici;3 resteran solamente il confessore ed i servi4 ad assistervi.

 

Gesù mio, non voglio aspettare la morte, per donarmi a voi. Voi avete detto, che non sapete discacciare un'anima che vi cerca: «Quaerite et invenietis».5 Io da ora vi cerco; fatevi da me trovare. V'amo, bontà infinita, Voi solo voglio, e niente più.


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Taluno6 al meglio de' suoi disegni ed intrighi col mondo, sentirà dirsi: «Fratello,7 state male, apparecchiatevi alla morte». Vorrebbe allora l'infermo8 aggiustar bene i conti; ma oimè, che l'orrore e la confusione in cui si trova, lo rendono stolido9 in modo, che non sa che si fare.

 

Quanto egli10 vede o sente, tutto gli è di pena e terrore. Tutte le cose allora del mondo gli11 diventano spine: spine le memorie de' divertimenti presi, de' puntigli superati, delle vanità c'ha ostentate; spine gli amici12 che l'hanno distolto da Dio; spine i vani ornamenti della persona; spine in somma ogni cosa.

 

Che spavento gli sarà allora il pensare: «Io tra poco sarò fuori della vita, e non so quale eternità mi toccherà, se la felice o l'infelice!» Oh Dio, le sole parole allora di giudizio, d'inferno, di eternità, che orrore apportano a' poveri moribondi!

 

Mio Redentore, io credo che siete morto per me. Spero nel13 sangue vostro di salvarmi. V'amo, bontà infinita, e mi pento d'avervi offeso. Gesù mio, speranza mia, amor mio, abbiate pietà di me.

 

Immaginate di vedere un uomo14 assalito15 dall'ultima infermità. Prima egli andava per la città16 girando, sparlando, minacciando,17 e burlando gli altri: eccolo ad un tratto ridotto18 senza forza e stordito, che non parla, non vede, non sente.

 

Oimè il misero19 non pensa più a' suoi impegni, alle sue vanità; solamente gli20 sta fisso avanti gli occhi il pensiero de' conti, che ha da rendere a Dio. I parenti d'intorno (de' quali21 chi piange, chi sospira, chi sta in silenzio), il confessore che assiste, i collegi de' medici che si fanno, tutte son cause di spavento. L'infermo22 in tale stato non ride più, non pensa più a divertirsi; non pensa ad altro che alla nuova recatagli23 che 'l suo male è mortale.

 

Ma non v'è rimedio; in quella confusione, in quella tempesta di dolori, di afflizioni e di timori, bisogna disporsi a partire da questo mondo. Ma come disporsi, se il tempo è così breve? se la mente sta


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così offuscata? Ma non v'è rimedio, s'ha da partire. Quel ch'è fatto, è fatto.

 

Dio mio, quale sarà la morte mia? No, non voglio morire con tanta incertezza della mia salvazione. Voglio mutar vita. Gesù mio, datemi il vostro aiuto, ch'io risolvo d'amarvi da oggi avanti con tutto il cuore. Deh stringetemi a voi, e non permettete ch'io da voi più mi divida.

 

Se stasera dovreste morire, quanto paghereste un altr'anno o mese di vita? Bisogna risolvervi a fare ora quello, che in morte non potrete più fare.

 

Chi sa, se quest'anno o questo mese, e forse anche questo giorno è l'ultimo per voi?

 

Voi non vorreste morire in quello stato, in cui vi trovate, e ardirete di seguire a vivere nel medesimo stato? Voi compatite le persone morte di subito, perché non hanno avuto tempo d'apparecchiarsi alla morte; e voi avete il tempo, e non vi apparecchiate?

 

Ah mio Dio, non voglio obbligarvi a dimenticarvi di me. Vi ringrazio delle misericordie, che mi avete usate: datemi il vostro aiuto per mutar vita. Vedo che voi mi volete salvo,24 ed io voglio salvarmi, per lodarvi ed amarvi in eterno.

 

Giunta la morte, vi sarà presentato il crocifisso, e vi sarà detto che Gesu-Cristo in quell'ora ha da esser25 l'unico vostro rifugio, l'unica consolazione.

 

A' moribondi che poco hanno amato il crocifisso, egli sarà loro

non di consolazione, ma di spavento. All'incontro quanto consolerà quell'anime, che han lasciato tutto per suo amore!

 

Amato mio Gesù, voi avete da essere l'unico mio amore in vita ed in morte. «Deus meus et omnia».

 

Oh che terrore apporta a' moribondi di mala coscienza il solo nome d'eternità! E perciò in morte non vogliono sentire parlare, che solo de' loro dolori, di medici e di rimedi, e se lor parlasi d'anima, subito si tediano, mutano discorso e dicono: «Per carità lasciatemi riposare».26

 

Dirà il misero:27 «Oh se avessi tempo di riformar la mia vita

Ma gli28 sarà detto: «Proficiscere de hoc mundo». Dirà: «Chiamate


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più medici, sperimentate altri rimedi». Che medici! che rimedi! È giunta l'ora, bisogna partire e andare all'eternità.

 

Questo «Proficiscere» non atterrisce, ma consola chi ama Dio, pensando ch'esce da' pericoli di perdere l'amato bene.

 

«Hodie sit in pace locus tuus et habitatio tua in sancta Sion»:29 Oggi sia in pace il luogo, dove passi ad abitare, e la tua casa sia il paradiso. Bell'annunzio a chi muore con qualche certezza di stare in grazia di Dio!

 

Ah Gesù mio, spero nel30 sangue vostro che mi condurrete in luogo di pace, in cui potrò dirvi: «Caro mio Dio,31 non ho più timore di perdervi».

 

«Miserere, Domine, gemituum, miserere lacrimarum eius».32 Dio mio, non voglio aspettare a piangere in morte l'offese che v'ho fatte; da ora le detesto, le maledico, me ne pento con tutto il cuore, e vorrei morirne di dolore. V'amo, bontà infinita. E così voglio sempre vivere e morire, piangendo ed amando.

 

«Agnosce, Domine, creaturam tuam, non a Diis alienis creatam, sed a te solo Deo vivo et vero».33 O mio Dio, che mi avete creato34 per voi, non mi mandate lontano35 da voi. S'io un tempo v'ho disprezzato, ora v'amo più di me stesso, e voi solo voglio amare.

 

Al comparire del santo viatico tremerà chi ha poco amato Gesu-Cristo. Ma all'incontro chi non ha amato altri che Gesu-Cristo, allora abbonderà di confidenza e di tenerezza, vedendo il suo Signore, che viene per accompagnarlo nel passaggio all'eternità.

 

Nel ricever l'estrema unzione, il demonio ci ricorderà tutti i peccati commessi co' sensi. Procuriamo dunque di piangerli prima della morte.

 

Presi che avrà il moribondo36 tutti i sacramenti, si ritirano i parenti, gli amici, e si lascia solo37 col crocifisso.

 

Ah, Gesù mio, quando allora tutti mi avranno abbandonato,38 non mi abbandonate voi. «In te, Domine, speravi, non confundar in aeternum».39


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Ecco già comparisce il sudor freddo, si oscurano gli occhi, mancano i polsi, si raffreddano le mani e i piedi, stendesi l'infermo40 in sito di cadavere, e comincia l'agonia. Oimè, il misero41 già sta in passaggio.

 

Indi manca il fiato, la respirazione si fa più rara, ecco i segni della vicina morte. Allora il confessore accende la candela, e la mette in mano al moribondo,42 e comincia a dire gli atti della prossima spirazione. O candela, fa ora luce all'anime nostre, perché allora la tua luce poco servirà, quando è finito il tempo di rimediare al mal fatto.

 

O Dio, alla luce di quella funesta candela qual comparsa faranno le vanità di questo mondo e le offese fatte a Dio?

 

Ecco finalmente il moribondo43 già spira, e spirando in quell'ultimo momento finisce per esso44 il tempo, e comincia l'eternità. O momento decisivo o d'un'eterna felicità, o d'una miseria eterna!

 

Gesù mio, misericordia; perdonatemi e stringetemi con voi, acciocché in quel momento io non vi perda.

 

Spirata che sarà l'anima, si volterà il sacerdote a' circostanti45 e dirà: «Salute a loro signori,46 è già passato». È morto? Sì, è morto.47 «Requiescat in pace». Riposi in pace? Riposi in pace, s'egli è morto48 in pace con Dio; ma se è morto in disgrazia di Dio, misero!49 non avrà più pace, mentre Dio sarà Dio.

 

Subito ch'è spirato, se ne sparge la nuova di fuori.50 Chi dice: «Era garbato, ma poco divoto».51 Chi dice: «Chi sa, se si è perduto». I parenti e gli amici52 per la passione non ne vogliono sentir parlare, e dicono a chi ce ne parla: «Per carità non me lo53 nominate più».

 

Ecco; colui ch'era lo spasso della conversazione, ora è diventato l'orrore di tutti. Entrate nella sua casa, egli54 non v'è più; la sua stanza, il suo letto, i suoi mobili già si sono dispensati ad altri, ed egli dove sta? il corpo sta nella sepoltura, e l'anima all'eternità.

 

Se volete vederlo, aprite quella fossa, e miratelo, non più florido e festeggiante, ma divenuto già55 un marciume, da cui generandosi i


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vermi, essi faranno poi che li cadano a pezzi le labbra e le guance; sicché tra poco non resterà che uno scheletro fetente, il quale col tempo si dividerà, separandosi il capo dal busto e l'ossa fra di loro.

 

Ecco dunque a che dovrà un giorno ridursi questo nostro corpo, per cui tanto offendiamo Dio!

 

O santi, voi l'intendeste, che teneste sempre mortificati i vostri corpi, ed ora le vostre ossa son venerate sugli altari, e le vostre belle anime godono la vista di Dio, aspettando il giorno finale in cui verranno i vostri corpi ad esservi compagni della gloria che godete, siccome vi furon compagni nel patire.

 

S'io stessi ora nell'eternità, che non vorrei aver fatto per Dio? S. Camillo de Lellis,56 affacciandosi sulle fosse dei morti, diceva: «Oh se questi fossero vivi, che non farebbero ora per la vita eterna! Ed io che vivo, che fo?» E noi che facciamo?

 

Signore, non mi riprovate per la mia ingratitudine. Gli altri v'hanno offeso nelle tenebre, io v'ho offeso in mezzo alla luce. Troppo voi m'avete illuminato57 a conoscere il torto ch'io vi facea peccando; e pure, calpestando tutti i vostri lumi e grazie, vi ho voltate le spalle. «Non sis tu mihi formidini, spes mea, tu in die afflictionis».58 Ah Gesù mio, voi che siete l'unica speranza mia, non mi siate di spavento nel giorno delle mie angustie, qual sarà il giorno della mia morte.

 




1 [8.] le città) la città NM.



2 [14.] morto) morta ND VR.



3 [27.] i vostri parenti, gli amici) le vostre parenti, amiche ND VR.



4 [28.] i servi) l'infermiera ND VR.



5 [31.] Luc., 11, 9.



6 [1.] Taluno) taluna ND VR.



7 [2.] Fratello) Sorella ND VR.



8 [3.] l'infermo) l'inferma ND VR NS.



9 [4.] lo rendono stolido) la rendono stolida ND VR NS.



10 [6.] egli..... gli) ella....le ND VR NS.



11 [7.] gli) le ND VR NS.



12 [9.] gli amici) le amiche ND VR.



13 [15.] spero nel) spero al NM ND NS.



14 [18.] un uomo) una monaca ND VR NS.



15 [18.] assalito) assalita ND VR NS.



16 [19.] egli andava per la città) ell'andava per lo monastero ND VR NS.



17 [19.] minacciando) dominando ND VR NS.



18 [20.] eccolo ridotto.... stordito) eccola ridotta.... stordita ND VR NS.



19 [22.] il misero) la misera ND VR.



20 [23.] gli) le ND VR.



21 [24.] I parenti.... de' quali) Le sorelle delle ND VR NS.



22 [26.] tutte son cause.... L'infermo) tutti son segni.... L'inferma ND VR NS.



23 [28.] recatagli) recatale ND VR NS.



24 [19.] salvo) salva ND VR NS.



25 [22.] esser) essere NS.



26 [33.] Qual maggiore spavento poi apporterà ad una religiosa, che non è vivuta da religiosa, il mirare il sagro velo, e l'abito della religione, che le ricordano d'essere stata religiosa di nome, e di vesti, ma non di fatti? om. NM.



27 [34.] il misero) la misera ND VR.



28 [35.] gli) le ND VR.



29 [5.] Rituale Romanum, Ordo commendationis animae, or. Proficiscere.



30 [9.] nel) al ND NS.



31 [10.] Caro mio Dio) Caro mio ND NS.



32 [12.] Rituale Romanum, Ordo commendationis animae, or. Deus misericors.



33 [18.] Rituale Romanum, Ordo commend. animae, or. Commendamus tibi.



34 [18.] creato) creata ND VR NS.



35 [19.] lontano) lontana ND VR NS.



36 [28.] il moribondo) la moribonda ND VR.



37 [29.] gli amici.... solo) le amiche.... sola ND VR NS.



38 [30.] abbandonato) abbandonata ND VR.



39 [32.] Ps., 30, 2.



40 [2.] l'infermo) l'inferma ND VR.



41 [3.] il misero) la misera ND VR.



42 [6.] moribondo) moribonda ND VR NS.



43 [11.] il moribondo) la moribonda ND VR.



44 [12.] per esso) per lei ND VR NS.



45 [16.] a' circostanti) alle circostanti ND VR.



46 [17.] a loro) alle riverenze vostre ND VR NS.



47 [17.] morto? Si, è morto) morta? Sì, è morta ND VR.



48 [18.] egli è morto) ella è morta ND VR.



49 [19.] morto..... misero) morta.... misera ND VR.



50 [21.] spirato se ne sparge la nuova di fuori) spirata se ne dà il segno colla campana ND VR.



51 [22.] garbato ma poco divoto) garbata ma poco divota ND VR.



52 [23.] I parenti e gli amici) Le parenti e le amiche ND VR.



53 [24.] lo) la ND VR.



54 [25.] colui ch'era lo spasso della conversazione, ora è diventato l'orrore di tutti. Entrate nella sua casa, egli) colei ch'era lo spasso del monastero, ora è diventata l'orrore di tutte. Entrate nella sua cella ND NS VR.



55 [29.] vederlo.... miratelo, non più florido e festeggiante, ma divenuto già) vederla.... miratela, non più attillata col busto aggiustato, ma divenuta ND VR NS.



56 [12.] CICATELLI S. - DOLERA P., Vita del B. Camillo de Lellis, Roma 1742, 228.



57 [17.] illuminato) illuminata ND VR NS.



58 [19.] Ier., 17, 17.






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